giovedì, Agosto 14, 2025
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Bomba ecologica nei terreni adiacenti alla Tav di Afragola, la denuncia: “Dov’è lo Stato?”

Sembrava che il blitz alla stazione TAV di Afragola del 2017 fosse una vecchia storia ormai alle spalle. Tuttavia le denunce degli sversamenti di rifiuti tossici e dannosi in quell’area non accennano ad arrestarsi. Numerose sono state infatti le segnalazioni nei giorni scorsi che hanno evidenziato la presenza di vecchi pneumatici, rottami e plastiche in alcuni terreni adiacenti a quelli coltivati nei pressi della stazione ferroviaria ad alta velocità. Nelle campagne adiacenti, a ridosso di campi coltivati, c’è una discarica a cielo aperto. Una vera e propria bomba ecologica dove c’è di tutto: sacchetti di spazzatura, bidoni di plastica, materassi, mobili, amianto, pneumatici, pezzi d’auto, pedane, guaine e tanto altro. Insomma rifiuti urbani misti a speciali che erano pronti per essere dati alle fiamme.

L’appello dei cittadini di Afragola

A segnalare la situazione di degrado alla nostra redazione sono alcuni cittadini, che hanno inviato foto emblematiche dello stato di abbandono dell’area e rivolto un appello alle Istituzioni. “Abbiamo segnalato più volte questi sversamenti alle autorità, ma non c’è stata risposta. Abbiamo chiesto l’installazione di telecamere, visto che i terreni sono adiacenti alla Tav ma c’è completo silenzio”, denuncia la proprietaria di uno dei terreni. “Lo smaltimento è a carico di noi proprietari in tempi brevi, con sanzioni e sequestro del terreno, come già successo, ma ciò non è giusto”.

Afragola e gli sversamenti di rifiuti tossici

Non è la prima volta che Afragola si ritrova a dover fare i conti con l’emergenza dello smaltimento di rifiuti tossici. Basti pensare alle indagini e alle massicce attività di controllo del territorio condotte dalla Polizia Locale del comune, diretta dal Comandante Colonnello Antonio Piricelli, componente della cabina di regia per il fenomeno della Terra dei Fuochi istituita dalla Prefettura di Napoli.

Le attività di ricerca hanno permesso alle forze dell’ordine di individuare un enorme sversamento di rifiuti misti. E grazie al sistema di videosorveglianza presente nella zona la polizia è riuscita a pervenire al reo. L’uomo, del tutto incurante di ciò che stava compiendo, ha scaricato dall’auto un enorme quantitativo di materiale tossico oltre l’orario previsto dall’ordinanza comunale. Immediatamente dopo si è dato alla fuga sul suo veicolo, tra l’altro privo di patente e di assicurazione.

La Terra dei Fuochi, un intreccio tra camorra e smaltimento di rifiuti illegali

La triste realtà che vivono ormai da decenni gli afragolesi è un fenomeno di vecchia data. Un fenomeno che si ascrive nell’ambito di un’emergenza ben più grande, dalla portata nazionale ed europea. Tantissime sono state infatti le raffiche di discussioni e di polemiche che si sono alzate negli ultimi decenni sul caso della cosiddetta “Terra dei Fuochi“.

Si tratta di una storia incredibilmente complessa, di cui c’è ancora tanto da ricostruire, soprattutto in merito al fenomeno degli smaltimenti illegali diretti dalla camorra tra l’area nord della provincia di Napoli e l’area sud occidentale della provincia di Caserta. Negli anni sono stati infatti rilevati circa dieci milioni di tonnellate di rifiuti, dall’alluminio all’amianto, dalla plastica ai liquidi contaminati da metalli pesanti. E molti di questi hanno viaggiato in oltre 400mila camion provenienti da ogni angolo d’Italia e diretti in Campania.

La sentenza ‘storica’ della Cedu

Ad oggi questi scandali e questi eventi sono tornati a fare ancora più rumore di prima anche in seguito alla ‘storica’ sentenza della Cedu. Sulla base degli esposti presentati da 41 cittadini e cinque organizzazioni la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato lo scorso 30 gennaio l’Italia. L’accusa è quella di aver messo a repentaglio la vita degli abitanti delle provincie casertana e napoletana.

A giudizio della Corte, l’Italia era a conoscenza dell’esistenza di un rischio “sufficientemente grave, reale, accertabile e quindi imminente” per la salute dei cittadini e per l’ambiente. Ma ciononostante sarebbe colpevole di non aver messo in campo alcun tipo di misura tesa a combattere o comunque ad arginare il fenomeno. Così i giudici all’unanimità hanno concesso alle autorità italiane un limite di tempo di due anni per poter maturare “una strategia globale per affrontare la situazione, istituire un meccanismo di monitoraggio indipendente e una piattaforma di informazione pubblica“.

Primo firmatario di queste richieste è stato Alessandro Cannavacciuolo, noto attivista ambientale di Acerra, che ha affermato di aver deciso di appellarsi a Strasburgonel pieno di un’emergenza che non è mai terminata, il fenomeno ha mutato pelle. In assenza di bonifiche, perchè c’è stata solo una piccola rimozione di rifiuti, restano centinaia di aree mai oggetto di indagine. Questa sentenza sancisce che c’è stata una violazione del diritto alla vita, quando mostravamo gli agnelli deformi in piazza lo Stato si è girato dall’altra parte e ha abbandonato i cittadini al loro destino“.