Nove anni a testa. Questa la richiesta di condanna del Pm nei confronti di Tony Colombo e Tina Rispoli, arrestati nel corso del blitz contro il ‘nuovo corso’ del clan Di Lauro. Insieme a loro alla sbarra, nel processo col rito abbreviato, c’è anche Vincenzo Di Lauro, numero due del clan e altri 17 imputati. Per il figlio di Ciruzzo ‘o milionario sonoi stati chiesti 20 anni di reclusione.
Le altre richieste di condanna sono: 16 anni e 8 mesi per Umberto Lamonica, 16 anni per Diego Leone, 20 anni per Raffaele Rispoli, 8 anni per Daniele Volpicelli, 6 anni e 8 mesi per Marco Minicihini, 14 anni per Raffaele Di Natale, 9 anni per Giovanni Cortese, 12 anni per Alessandro Nocera, 12 anni per Gennaro Nocera, 6 anni e 8 mesi per Pietro Granata, 8 anni per Gennaro Rizzo, 5 anni per Salvatore Esposito, 2 anni e 4 mesi per Gennaro Migliore, 2 anni e 6 mesi per Luigi De Rosa, 2 anni e 6 mesi per Antonio De Rosa, 2 anni e 4 mesi per Raffaele Barrese, 1 anno e 8 mesi per Gennaro Casaburi.
Nel collegio difensivo gli avvocati Gennaro Pecoraro, Dario Carmine Procentese, Antonio Abet, Paolo Trofino, Giuseppe Perfetto e Senese Luigi
I dettagli del blitz
Il blitz scattò nell’ottobre dello scorso anno nei confronti di 27 indagati poiché gravemente indiziati a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata, violenza privata aggravata, associazione a delinquere finalizzata alle turbative d’asta aggravata agevolata, associazione a delinquere aggravata dall’aver agevolato un clan mafioso e dal carattere della transnazionalità finalizzata al contrabbando dei tabacchi lavorati esteri.
Clan di Lauro, investimento da 500mila euro di Tony Colombo e Tina Rispoli
Secondo gli inquirenti, Tony Colombo e Tina Rispoli avrebbero fatto affari con il clan di Secondigliano con una somma complessiva di 500mila euro che il sodalizio avrebbe reinvestito per l’acquisito dei materiali e dei macchinari necessari all’allestimento di una fabbrica di sigarette – sequestrata – dove, importando il tabacco grezzo dall’estero, avrebbero potuto confezionare direttamente i pacchetti di sigarette da rivendere nel territorio nazionale ovvero esportare all’estero (specialmente Bulgaria e Ucraina). Il sistema di distribuzione sul mercato campano era avviato attraverso una rete di grossisti che rifornivano, in conto vendita, i rivenditori al dettaglio e da cui, settimanalmente, venivano prelevate le somme di denaro relative al pagamento delle forniture.