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venerdì, Marzo 29, 2024
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Clan Mallardo e Mog, Caracallo: “Vi spiego tutto, bancali e autotrasportatori…”. Ma la sua versione non convince

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Oltre tre ore di dichiarazioni, tra rivelazioni, silenzi e contraddizioni. La prima ‘uscita’ in un processo del neo pentito del clan Mallardo Filippo Caracallo si è tenuta questa mattina. Il collaboratore di giustizia, collegato in videoconferenza da una località protetta, era stato ammesso a testimoniare, su richiesta del Pm della DDA, la Dottoressa Graziella Arlomede, nel procedimento riguardante le infiltrazioni del clan Mallardo nel Mercato ortofrutticolo di Giugliano. Il blitz risale al 2015 e portò all’arresto di una ventina di affiliati e presunti tali e a circa 50 indagati. Alcuni sono stati condannati col rito Abbreviato mentre altri 7 è in corso il processo col rito Ordinario.

Sono imputati nel processo: Sossio Capasso (difeso dall’avv. Antonio Nerone), Antonio Picardi (difeso dagli avvocati Luigi Poziello e Carmela Maisto) Agostino D’Alterio (difeso dagli avv. Paolo Trofino, Alfonso Palumbo e Marco Sepe), Salvatore D’Alterio (difeso dagli avvocati Alfonso Palumbo e Leopoldo Perone), Libero Frontoso (difeso dall’avv. Salvatore Capasso), Giulio Panico (difeso dagli avv. Alfonso Quarto ed Antonio Giuliano Russo) e Nunzio Veneruso (difeso dall’avv. Francesco Anastasio).

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Le dichiarazioni del pentito Filippo Caracallo

Questa mattina è stata celebrata l’udienza innanzi alla Settima Sezione – collegio C  – del Tribunale di Napoli (Presidente Dott.ssa Marta Di Stefano). Caracallo ha risposto per circa tre ore alle domande del Pubblico Ministero, la Dottoressa Graziella Arlomede, e al  controesame degli avvocati difensori i quali hanno cercato di far emergere le contraddizioni ed evidenziato la vaghezza di alcune dichiarazioni. E’ stata una deposizione abbastanza fumosa e confusionaria quella di Caracallo, piena di “non so”, e “non ricordo”. In effetti il pentito si è detto molto più esperto e conoscitore di questioni inerenti racket sui cantieri edili piuttosto che dell’affare Mog. “

“Rubò soldi del clan Mallardo, picchiato per vendetta con una mazza da baseball”, ma la vittima smentisce in aula

L’affare Mog

“Sono affiliato al clan Mallardo dal 1991, ho iniziato con le rapine poi mi sono occupato di racket e omicidi” – ha dichiarato il pentito. Rispondendo alle domande del Pm che lo ha incalzato sul meccanismo di funzionamento del controllo del clan Mallardo sul Mog, Caracallo ha dichiarato di non essersi occupato in prima persona del business ma che ne ha sentito parlare durante le riunioni in un bar vicino al Mog “a cui partecipavano Capasso, i due D’Alterio ed altri affiliati”. “Inizialmente il clan si accontentava di una somma forfettaria come estorsione di circa 50/60mila euro per i mesi di funzionamento del mercato, poi dal 2000 in poi c’è stato un cambio di strategia. Il clan capì che si poteva guadagnare di più imponendo le estorsioni sul trasporto su gomma ed il carico di bancali di frutta. Dell’affare – ha dichiarato Caracallo – se ne occupavano Capasso ed i due D’Alterio, naturalmente su disposizione dei capi Ciccio, Giuseppe e Feliciano. I soldi poi finivano nella cassa del clan. I commercianti non pagavano soldi al clan, mentre gli autotrasportatori erano soggetti a tangenti di cui non ricordo il quantitativo né so come avvenisse. Qualche autotrasportatore, inoltre, si avvantaggiava grazie ai viaggi di merce che otteneva in virtù dell’appartenenza o comunque vicinanza al clan Mallardo. Il conteggio dei soldi, di solito, avveniva ogni 3-4 mesi. Gli introiti totali andavano dai 130 ai 160 mila euro. Era questo un modo per guadagnare senza incorrere in minacce e violenze, ma imponendo tariffe sui bancali”. Caracallo, però, non ha saputo spiegare nel dettaglio come funzionasse il meccanismo.

Le prossime udienze

Bocciate dal collegio giudicante le richieste pervenute dai difensori di chiamare a testimoniare Biagio Micillo (non indagato nel processo, ndr) un medico che avrebbe curato Salvatore d’Alterio e alcuni commercianti del Mog. Il 25 ottobre è prevista la requisitoria del Pm con le richieste di condanna, poi sono previsti gli interventi degli avvocati difensori mentre la sentenza dovrebbe essere emessa il 20 novembre.

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