mercoledì, Luglio 30, 2025
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Chiacchiere ‘a peso d’oro’: prezzo record di 100 euro al Kg da Iginio Massari

E’ tempo di Carnevale. Una festività tanto attesa in tutta Italia, da sempre sinonimo di allegria, musica, colori, ma soprattutto di dolci tipici della tipici della tradizione culinaria nostrana. Infatti non c’è Carnevale senza chiacchiere, le celebri strisce sottili di pasta dolce fritte o al forno, che assumono nomi diversi di regione in regione: frappe, crostoli, bugie, cenci o galani. In tanti hanno proposto e continuano a proporre la loro versione. Si pensi ad esempio a Iginio Massari, maestro indiscusso della pasticceria italiana e volto noto della TV, i cui laboratori di Brescia, Milano, Torino, Firenze e Roma sfornano per i suoi clienti chiacchiere artigianali di alta qualità. A far discutere è il loro costo. Anche quest’anno infatti le chiacchiere firmate Iginio Massari vengono vendute “a peso d’oro”: il loro prezzo al chilo si aggira infatti sui 100 euro.

Si tratta di una cifra blu, frutto di un rincaro del 25% rispetto all’anno precedente, quando le chiacchiere firmate Iginio Massari venivano vendute a 80 euro al chilo – prezzo già di per sè quattro volte superiore alla media degli altri artigiani operanti nel settore. Si tratta di un incremento ben superiore al tasso di inflazione, come sottolineato da alcuni esperti del settore.

Da cosa dipendono prezzi così esorbitanti?

Ma perchè le chiacchiere sono vendute a un prezzo così esorbitante? Le ragioni risiedono principalmente nel costo e nella qualità delle materie prime, oltre che della lavorazione artigianale, come osservato da Lavinia Martini su Cibotoday. Gli ingredienti base delle chiacchiere non sono molti: burro, farina, uova, zucchero, qualche aroma e l’olio per la frittura. Tuttavia non si può negare che il prezzo di alcuni di questi ingredienti continuano ad avere impennate vertiginose: basti pensare all’olio di semi, allo zucchero oppure al burro. Da non sottovalutare nemmeno i prezzi dei packaging impiegati da Massari, che inevitabilmente contribuiscono al posizionamento del prodotto in una fascia alta.

Quanto alla lavorazione artigianale, si tratta di una produzione mai semplice, in nessun caso. Ogni laboratorio segue infatti una propria ricetta, ottenendo risultati differenti a livello di spessore, grandezza e forme. Non solo infatti è necessaria una particolare tecnica di stesura, ma anche un preciso taglio dei pezzi e un’attenta frittura, durante la quale si deve mirare a ottenere una giusta croccantezza evitando che i pezzi risultino unti. “Per fare delle frappe fatte bene, ci raccontano artigiani sparsi tra Roma e Milano, l’olio deve essere cambiato spesso, in modo da far rimanere il prodotto pulito, leggero e piacevole. Le frappe poi sono un dolce delle feste, che si porta in specifiche occasioni, se ne mangia giusto qualche pezzetto, e quelle artigianali richiedono una lunga lavorazione, un processo non particolarmente standardizzato, una stesura puntuale, il taglio poi di tutti i pezzi, la frittura“, si legge in un articolo di Cibotoday.

Le oscillazioni dei prezzi in tutta Italia e a Napoli

Del resto, chiacchiere o frappe che siano, in quasi tutte le città italiane si è assistito e si continua ad assistere a incredibili oscillazioni dei prezzi delle chiacchiere. Si pensi ad esempio alla Capitale, dove le cosiddette frappe scendono di prezzo, ma tuttavia le oscillazioni non si arrestano. Oppure, facendo un salto a Napoli, dove le chiacchiere rappresentano un dolce emblema del periodo carnevalesco, anche qui si registrano alcune importanti oscillazioni. Si pensi ad esempio alla pasticceria Armando Scaturchio, vende le sue chiacchiere a 28 euro al kg. O ancora, abbiamo Bellavia, con i suoi 30 euro al kg, e Carraturo, con i suoi 24 euro al kg.

Le differenze tra le varie città sono dettate soprattutto dai differenti costi di produzione, che possono variare sensibilmente tra loro a seconda dei costi di trasporto e di distribuzione. A ciò si aggiunge anche il potere d’acquisto del target di clientela di riferimento di ciascun laboratorio. Se da un lato le pasticcerie di lusso impiegano packaging di altissimo livello e offrono di conseguenza un’esperienza di acquisto premium, dall’altro i forni e le pasticcerie più “mass market” tendono a contenere maggiormente ogni potenziale incremento dei prezzi dei loro prodotti.

Lo chef Guido Mori si staglia contro Iginio Massari

In ogni caso, tante sono state nei giorni scorsi le raffiche di polemiche di coloro che si sono scagliati contro il prezzo spropositato delle chiacchiere delle pasticcerie Massari. Tra i tanti, a dire la sua c’è anche lo chef ed imprenditore con oltre 134mila followers sui social Guido Mori. Secondo Mori, infatti, l’aumento delle materie prime non giustificherebbe l’incremento esponenziale del prezzo delle chiacchiere, che sarebbe piuttosto dettato da una precisa strategia economica.

Massari ha una grande catena di pasticcerie semi-industrializzate – spiega Mori durante un’intervista di Movche producono prodotti di un certo livello, ma su scala massiccia. È vero che le materie prime sono cresciute di prezzo, ma l’aumento secondo me è dovuto a una manovra di marketing“, conclude lo chef. Invece alla domanda se abbia mai assaggiato le frappe di Massari, la sua risposta è stata: “No. L’ultima volta che ho provato un suo prodotto era un babà. Se non ricordo male. Era qualcosa che non ho registrato mentalmente, senza infamia e senza lode. Di solito i dolci di Massari hanno sempre la solita caratteristica, sono piatti. Sono molto dolci, si basano su una tecnica piuttosto antica di produzione, ma non colpiscono per qualcosa di particolare. E’ una pasticceria fiacca“, ha asserito Mori.

Insomma, Guido Mori non ha risparmiato critiche nei confronti di Massari. Infatti con queste parole lo chef imprenditore toscano ha sottolineato come la fama del pasticciere bresciano è più legata al nome che a un’effettiva qualità dei suoi prodotti. Dunque il suo successo deriverebbe da un’abile gestione del marketing piuttosto che dall’essere un’eccellenza nel panorama della pasticceria italiana.