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giovedì, Aprile 25, 2024
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I boss regalavano le spese ai poveri durante il lockdown: così Cosa Nostra punta al consenso

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I boss davano le spese ai poveri durante il lockdown: così Cosa Nostra punta al consenso. Il capo mafia palermitano Giuseppe Cusimano sarebbe stato il punto di riferimento per le famiglie indigenti del quartiere Zen. Inoltre avrebbe tentato di organizzare una distribuzione alimentare per i poveri di Palermo durante il primo lockdown del 2020. Questi i dettagli che emergono dall’indagine Bivio.

L’OPERAZIONE CONTRO COSA NOSTRA

La Dda di Palermo ha disposto il fermo di 16 persone accusate di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsioni, danneggiamenti, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco. L’indagine, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e condotta dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Palermo, riguarda il “mandamento” mafioso di Tommaso Natale. In particolare, le cosche rette da Tommaso Natale, Partanna Mondello e ZEN – Pallavicino.

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LO STORICO CAPO MAFIA

Tra gli indagati c’è anche lo storico capomafia Giulio Caporrimo. L’uomo, tornato in libertà dopo una lunga detenzione, a maggio 2019, ma che ha dovuto fare i conti con la nuova leadership di Francesco Palumeri. Quest’ultimo asceso al vertice del clan dopo la riorganizzazione degli assetti di Cosa Nostra seguita agli arresti disposti con l’inchiesta Cupola 2.0. Caporrimo, dopo essere stato scarcerato, si è ritrovato a dover sottostare a Palumeri del quale, però, secondo gli inquirenti, non avrebbe mai riconosciuto il comando e che non avrebbe ritenuto all’altezza dell’ incarico.

CAPORRIMO CONTRO PALUMERI

Il boss, emerge sempre dall’inchiesta, contestava anche le decisioni assunte dai nuovi vertici del clan perché contrarie all'”ortodossia” mafiosa e a una delle regole principali dell’organizzazione: quella secondo la quale si è mafiosi fino alla morte e si mantiene il proprio incarico di vertice anche durante la detenzione. Non considerando Palumeri un reggente, riottenuta la libertà, Caporrimo ha deciso di stabilirsi a Firenze per prendere le distanze dall’organizzazione che, nelle intercettazioni, arrrivava a definire non “cosa nostra” ma “cosa come vi viene”.

COSA NOSTRA AL BIVIO

L’allontanamento da Palermo del capomafia ha confermato la piena operatività delle decisioni prese dalla nuova commissione provinciale. E Palumeri, in quanto portavoce e vice del boss Calogero Lo Piccolo, figlio dello storico padrino Salvatore Lo Piccolo, ha acqusito il titolo per imporsi sul suo rivale. Cosa nostra, organizzazione verticistica disciplinata da “regole” precise si è trovata davanti a un bivio. Accettare l’ organismo provinciale della commissione, oppure, rimettere in discussione tutto attraverso le persone più carismatiche nel tempo rimesse in libertà, come Caporrimo.

IL RITORNO DEL BOSS A PALERMO

Dopo aver trascorso un periodo di isolamento a Firenze, Caporrimo l’11 aprile del 2020 è tornato a Palermo riuscendo in poco tempo ad accentrare nuovamente su di sé i poteri dell’intero “mandamento” ed evitando gli spargimenti di sangue che pure era disposto ad affrontare. Appoggiato dalla sua base mafiosa sul territorio (si sono rivelati suoi fedeli alleati Antonino Vitamia – capo della famiglia di Tommaso Natale, Franco Adelfio – uomo d’onore di Partanna Mondello, e Giuseppe Cusimano – ai vertici della famiglia ZEN/Pallavicino) tornato a Palermo, ha dunque ripreso in mano le redini del mandamento.

I NOMI DEGLI INDAGATI

Ecco l’elenco degli indagati nell’operazione anti mafia Bivio dei carabinieri. Francesco Adelfio, 39 anni. Andrea Barone, 21 anni. Carmelo Barone 59 anni.  Marcello Bonomolo, 47 anni. Pietro Ciaramitaro, 32 anni. Giuseppe Cusumano, 37 anni. Francesco Finazzo, 64 anni. Salvatore Fiorentino, 38 anni. Sebastiano Giordano, 22 anni. Francesco L’Abbate, 46 anni. Andrea Mancuso, 22 anni, Francesco Palumeri, 60 anni, Giuseppe Rizzuto, 33 anni, Baldassare Rizzuto, 24 anni, Antonino Vitamia 56 anni, Michele Zito 46 anni.

IL VIDEO DEL BLITZ CONTRO COSA NOSTRA

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