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domenica, Giugno 23, 2024
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Detenuto si toglie la vita nel carcere di Avellino, l’allarme della penitenziaria

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Un detenuto italiano di 34 anni si è tolto la vita all’interno del carcere di Ariano Irpino. Lo riferisce Aldo Di Giacomo, segretario nazionale del Sindacato di polizia penitenziaria. È il sesto suicidio negli ultimi otto giorni, 42 dall’inizio dell’anno. L’uomo era stato trasferito per motivi di ordine e sicurezza da Carinola, in provincia di Caserta. Nei giorni scorsi – secondo quanto si apprende – aveva aggredito quattro agenti penitenziari.

Secondo quanto sostiene Di Giacomo, si tratterebbe del “sesto suicidio in 8 giorni in Campania. Forse qualcuno pensa che non intervenendo si svuoteranno le carceri. Il governo e l’amministrazione penitenziaria non sono in grado di contrastare questo stillicidio di vite umane, nessun provvedimento concreto è stato messo in campo per evitare l’amplificarsi del fenomeno che oramai ha assunto livelli record con 42 suicidi dall’inizio dell’anno. Il cambio di rotta tanto auspicato non vi è stato con questo governo. E’ aumentata l’indifferenza ai problemi delle carceri”.

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Tensione ad Ariano Irpino

Mercoledì all’interno del carcere di Ariano Irpino, un detenuto si è scagliato contro i poliziotti penitenziari. “Gli Agenti erano impegnati nelle ordinarie operazioni di conta e battitura nella II Sezione”, spiega Daniele Bosco, segretario locale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “Un detenuto, infastidito, si è rivolto verso il personale per poi barricarsi in cella. Si è dunque reso necessario intervento di altri Agenti ma ben cinque colleghi sono rimasti contusi. Una giornata di follia assurda, aggravata anche dal fatto che i Baschi Azzurri lavorano ad Ariano Irpino in un grave carenza di organico”.

È senza appello l’atto di accusa di Donato Capece, che del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria è il segretario generali: “Nelle mie costanti e continua visite nei penitenziari della Campaniai ho incontrato ed incontro i poliziotti che vi lavorano ogni giorno con grande professionalità, spirito di abnegazione, senso del dovere e delle istituzioni, con umanità”, spiega, “nonostante buona parte delle carceri sono contrassegnate, chi più chi meno, da deficienze organiche, organizzative e di sicurezza interna, conseguenza di una gestione e di un coordinamento regionale fallimentare”. Per questo, evidenzia, “ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali: siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”.

“Il SAPPE esprime la vicinanza ai colleghi aggrediti”, sottolinea Capece, “ma siamo davvero alla frutta: i detenuti rimangono impuniti rispetto alla loro condotta violenta e fanno quello che si sentono fare, senza temere alcuna conseguenza. Urgono contromisure per prevenire gli atti violenti ai danni dei poliziotti”, conclude il sindacalista: “lo stato comatoso dei penitenziari non favorisce il trattamento verso altri utenti rispettosi delle regole né tantomeno la sicurezza”.

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