«Prendete e guagliunciell’, nun anna capì null’, prendete tre quatt e loro e jat a fa ‘o piezz». Furono queste le parole di Cosimo Di Lauro ai suoi dopo il duplice omicidio Montanino-Salierno e dopo l’agguato al Lotto G nel corso del quale rimase ucciso l’innocente Antonio Landieri. Fu quello l’inizio della strategia della tensione inaugurata dalla cosca di via Cupa dell’Arco, strategia che segnò i primi ‘punti’ per i Di Lauro, ossia i primi morti. Ecco che iniziò quello che i media all’epoca battezzarono ‘inverno di sangue’. Il 20 novembre 2004 venne ucciso Biagio Migliaccio, cugino di un affiliato degli scissionisti.
Teatro dell’ennesimo agguato, un’autorimessa sulla circumvallazione esterna di Mugnano. Il 34enne, figlio del titolare del garage ”Centro Auto” , fu colpito da numerosi colpi d’arma da fuoco. Per questo delitto è attualmente detenuto Ugo De Lucia. Si sarebbe trattato, secondo le dichiarazioni dei pentiti e le intercettazioni telefoniche, di una vendetta trasversale ai danni di Giacomo Migliaccio, quel Giacomino ‘a Femmenella, indicato tra i promotori della scissione.
LA MORTE DI COSIMO DI LAURO
Nel giugno del 2022 è morto nel carcere di Opera, l’ex reggente del clan di Lauro, Cosimo Di Lauro, che nella struttura penitenziaria milanese era detenuto in regime di 41 bis. In carcere dal lontano 2005, era figlio del capoclan Paolo Di Lauro e del fratello di Marco, anche lui detenuto in regime di carcere duro, in Sardegna. Cosimo, 49 anni, era ritenuto dagli inquirenti della DDA di Napoli colui che diede vita alla prima faida di Scampia che provocò un centinaio di morti.