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sabato, Aprile 27, 2024
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Dramma di Genova. Straziante lettera della sorella di Matteo: «Nessuna pena mi ridarà mio fratello»

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“Ti penserò sempre con un sorriso, quello che alla fine di ogni discussione mi facevi venire perché tanto era impossibile arrabbiarsi con te.
Le cose normali non sono mai stato il tuo punto forte e di certo non avresti potuto lasciarci in un modo normale. Ci hai travolti e spiazzati, e all’improvviso siamo rimasti senza la tua musica. 

La vita è meravigliosa per il semplice fatto che noi siamo vivi, noi siamo qui e abbiamo ancora la possibilità di fare il primo passo, di perdonare, di perdonarci, di darci amore e forza. Abbiamo imparato ad un prezzo troppo alto che siamo qui solo per un attimo, che il tempo che abbiamo a disposizione per vivere senza rimpianti è troppo poco, può scivolarci dalle mani come se fosse niente. Dobbiamo impegnarci a non nutrire la nostra vita con sentimenti brutti come l’odio, la rabbia, la voglia di vendetta o la ricerca di una colpa.

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Di chiunque sia la colpa, non ci sarà mai una notte in cui non andremo a letto con il pensiero per i nostri quattro ragazzi. Sento parlare di colpe e di giustizia. Io personalmente della giustizia non me ne faccio niente, io la giustizia non la voglio. Qualunque pena sconterà chi è colpevole di questa tragedia non mi ridarà mio fratello e i suoi migliori amici, non mi ridarà i loro sorrisi e loro sogni, non mi ridarà il casino che facevano quando suonavano costringendomi a trovare un altro posto per studiare.

La vera giustizia io la chiamo coscienza, quella che farà perdere il sonno a queste persone e quella che alla fine dei loro giorni gli farà rivivere la sofferenza che hanno portato alle famiglie di queste vittime.

Per questo dobbiamo impegnarci al massimo affinché questo dolore diventi la lezione più grande che la vita ci ha messo di fronte con tutta la potenza del mondo. Smettiamola di rimandare, smettiamola di portarci la rabbia dentro, viviamo innamorati della vita ricordando sempre che l’amore è più forte di ogni cosa che incontra sul suo cammino”

E’ questa la straziante lettera di Leri Bertonati, la sorella di Matteo, morto nel crollo del ponte Morandi a Genova insieme ad altri tre amici di Torre del Greco, Antonio Stanzione, Gerardo Esposito e Giovanni Battiloro. In poche ore queste bellissime parole hanno fatto il giro del web.

«Siamo qui per stare vicino alle famiglie di Antonio, Gerardo, Giovanni e Matteo quattro giovani la cui vita è stata spezzata per colpa dell’incuria dell’uomo. Questo è il momento del dolore ma per il rispetto della loro memoria e delle loro famiglie è giusto sapere perché è accaduto tutto ciò. Non si può morire per negligenza, incuria o superficialità perché questa è violenza contro l’umanità. Non è accettabile pensare che sia stato il destino a provocare questa immane tragedia. La morte di un figlio è innaturale: con Matteo, Gerardo, Antonio e Giovanni se ne va una parte dei loro genitori. Cosa possiamo dire ai genitori che vivranno nel dolore? Quale giustificazione? Quel figlio morto per colpa non sua era un progetto di famiglia che ora non c’è più». Queste le parole del cardinale Crescenzo Sepe durante l’omelia ai funerali dei quattro ragazzi di Torre del Greco.

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