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lunedì, Giugno 17, 2024
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Covid, uno studio italiano dimostra per quanto si è protetti dagli anticorpi

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Gli anticorpi neutralizzanti del virus SarsCoV2 persistono nei pazienti fino ad almeno otto mesi dopo la diagnosi di Covid-19, indipendentemente dalla gravità della malattia, l’età dei pazienti o la presenza di altre patologie. Chi non riesce a produrli entro i primi quindici giorni dal contagio è a maggior rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19.

Anticorpi Covid, lo studio del San Raffaele di Milano

Sono questi i due risultati principali del più ampio studio italiano su questo tema. Studio condotto dall’Ospedale San Raffaele di Milano in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità (Iss), e pubblicato sulla rivista Nature Communications.

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Lo studio è stato condotto seguendo nel tempo 162 pazienti positivi al SarsCoV2 (di cui il 67% maschi e un’età media di 63 anni), con sintomi di entità variabile, che si sono presentati al pronto soccorso del San Raffaele durante la prima ondata della pandemia.

Covid, il 57% soffriva di altra patologia

I primi campioni di sangue  risultano raccolti a marzo-aprile 2020, mentre gli ultimi a fine novembre 2020. Il 57% dei malati studiati soffriva di una seconda patologia, oltre al Covid-19 al momento della diagnosi: ipertensione (44%) e diabete (24%) le più frequenti.

Gli anticorpi Covid durano 8 mesi

Su 162 pazienti, 134 sono stati ricoverati. Si è cosí visto che la presenza degli anticorpi neutralizzanti, pur riducendosi nel tempo, è risultata molto persistente. A otto mesi dalla diagnosi erano solo tre i pazienti che non mostravano più positività al test, e questo indipendentemente dall’età dei pazienti o dalla presenza di altre patologie. Il 79% dei malati arruolati ha prodotto questi anticorpi entro le prime due settimane dall’inizio dei sintomi.

A forte rischio i pazienti che non sono in grado di produrre anticorpi

“I pazienti incapaci di produrre anticorpi neutralizzanti entro la prima settimana dall’infezione – spiega Gabriella Scarlatti, coordinatrice della ricerca – andrebbero identificati e trattati precocemente, in quanto ad alto rischio di sviluppare forme gravi di malattia”. I ricercatori hanno anche verificato che la riattivazione degli anticorpi pre-esistenti per i coronavirus stagionali non rallenta la produzione degli anticorpi specifici per il SarsCoV2. Inoltre non è associata ad un maggior rischio di forme gravi di Covid-19.

I risultati di questo studio “ci danno due buone notizie – conclude Scarlatti – La prima è che la protezione immunitaria data dall’infezione persiste a lungo. La seconda è che la presenza di una pre-esistente memoria anticorpale per i coronavirus stagionali non costituisce un ostacolo alla produzione di anticorpi contro il SarsCoV2”. Il prossimo passo sará capire se queste risposte efficaci si mantengono anche con la vaccinazione e contro le nuove varianti circolanti. (ANSA)

 

 

 

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