Vent’anni di reclusione a testa per i capi e una sfilza di richieste di condanna. Sono quelle avanzate dal pubblico ministero nel corso della requisitoria contro la paranza delle Case Nuove (organica ai Marigliano) ritenuta responsabile del tentato omicidio di Nicola Giuseppe Moffa. A rischio sono soprattutto i presunti capi del gruppo come Giuseppe Marigliano e Gennaro Leone che rischiano 18 anni di carcere. Chiesti sei anni per Antonio Sorrentino, quattro anni per Angelo Esposito mentre addirittura venti ne sono stati invocati per Ovalle Ortega. Il processo, che si sta svolgendo con la formula del rito abbreviato, riprenderà il prossimo 12 febbraio quando la parola passerà al collegio difensivo.
Agli atti dell’inchiesta oltre ad alcune immagini di videosorveglianza che immortalano Marigliano e Ortega prima e dopo l’agguato ci sono anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Salvatore Maggio e Carmine Campanile, entrambi vicini ai Mazzarella prima di passare dalla parte dello Stato. Giuseppe Marigliano viene soprannominato “Cavallo pazzo” (figlio del ras Ciro e fratello di Ciro Junior, finito in manette qualche settimana fa per una vicenda non camorristica) mentre Moffa era già indagato invece in stato d’arresto per il tentato omicidio di Ciro Vecchione (vicenda non collegata alle stese e al ferimento delle Case Nuove).
A fare fuoco, come dimostrano i diversi calibri dei proiettili, sono state 2 pistole. Ma il commando era composto da almeno 4 persone. L’agguato a Nico Moffa e al fratello come si è capito in seguito, fu probabilmente organizzato in fretta e furia. Non si spiegano diversamente alcune scelte dei presunti autori, Giuseppe Marigliano e Jenssi Ovalle Ortega infatti furono immortalati da alcune telecamere: l’orario, le 18, quando ancora non era buio, e l’assenza di caschi per coprire il volto. Così le immagini della videosorveglianza in via Capasso si rivelarono importanti per convogliare i sospetti sul 37enne e sul 24enne.