Aveva ricevuto un’email, apparentemente inviata da autorità giudiziarie o di polizia, con la quale veniva a conoscenza dell’esistenza di un procedimento penale a suo carico per reati di pedopornografia online. Alla quale ha fatto seguito un’intimazione a pagare una somma di denaro a titolo di “multa” per chiudere il procedimento penale prima dell’instaurazione del processo vero e proprio. È il caso che ha dato origine all’operazione “Polo Est”, condotta dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per la Lombardia e coordinata dalla Procura di Bergamo.
La falsa mail, temeva per l’accusa infamante di pedopornografia
Vittima un cittadino italiano residente in Cina che, ritenendo autentica un’e-mail col logo della Polizia Postale e la firma di un funzionario di polizia (attualmente in pensione, ma citato in diversi siti internet), ha ceduto al ricatto pagando la somma complessiva di 117.500 euro. Preoccupato per gli effetti che un’accusa così infamante avrebbe avuto sulla propria reputazione, la vittima ha pagato una prima “multa” di 7.800 euro. Dopo pochissimo tempo, ha ricevuto dal ricattatore ulteriori e-mail contenenti finti atti giudiziari che intimavano il pagamento di ulteriori sanzioni in conseguenza di decisioni assunte da una fantomatica “Corte d’Appello”.
Dopo mesi di minacce e vessazioni, resosi conto dell’inganno, ha sporto querela alla Polizia Postale di Milano che ha ricostruito le movimentazioni di denaro tra vittima ed estorsori, nonché, parallelamente, tra questi e la rete di “money mule” a cui era affidato il compito di riciclare i proventi illeciti. Hanno quindi individuato nel bergamasco i locali in cui gli indagati vivevano e operavano.
Per restare sempre informato sulla cronaca e tanto altro, vai su Internapoli.it o seguici sui nostri canali social