Gianni Cenni, il pizzaiolo napoletano catturato dai miliziani ucraini nel Donbass e combattente al fianco dei mercenari filorussi, ha un passato con decisamente più ombre che luci.
I primi dubbi sono sorti qualche giorno fa, quando la nota pizzeria del centro storico di Napoli “La figlia del Presidente” ha smentito categoricamente che il 51enne di Chiaiano avesse lavorato in passato presso l’attività. Mentre nelle ultime ore il quotidiano “Libero” ha scoperto che sull’uomo pende una condanna definitiva a sette anni e due mesi per violenza sui minori.
Gianni Cenni catturato in Ucraina, il pizzaiolo napoletano è accusato di violenza su una bimba di 9 anni
Cenni ha fatto perdere le sue tracce già quando venne imputato di violenza su minori, ai danni di una bambina di 9 anni figlia di una donna con cui intratteneva una relazione sentimentale e con la quale conviveva.
Secondo i giudici dell’undicesima sezione penale del tribunale, l’uomo costringeva la vittima a subire atti sessuali espliciti toccandole le parti intime o tentando a sua volta di farsi toccare i genitali. Nel corso delle indagini, la piccola aveva dichiarato a investigatori e psicologi che Cenni provava spesso a restare da solo con lei in garage o nella cameretta pronunciando frasi oscene (“Che bella patatina che hai”). La famiglia della ragazzina, assistita dall’avvocato Antonella Borghese, era stata addirittura minacciata dall’uomo quando questi aveva scoperto la denuncia a suo carico. “Vi devo fare un culo così, vi devo uccidere”, aveva giurato Cenni incrociando il padre e la madre della bimba in strada, secondo quel che è scritto nella sentenza.
E’ accusato anche di un omicidio avvenuto nel 1999
Ma il passato dell’uomo risulta essere travagliato già a partire dalla fine degli anni ’90. Cenni, che all’epoca lavorava a Milano come guardia giurata, avrebbe infatti ucciso con due colpi di pistola un collega dopo una discussione per futili motivi. Era il 1999.
Dopo quell’episodio (dismise poi la divisa di vigilante per intraprendere la carriera da pizzaiolo) avrebbe cercato riparo in Finlandia dove avrebbe conosciuto una donna russa, e con la quale avrebbe poi intrapreso una relazione sentimentale. Con lei si era successivamente trasferito nella città di Samara, un grosso centro che si trova vicino al fiume Volga, dove era stato assunto, come cuoco, nel ristorante italiano «Anima».
Per un anno e mezzo era stato anche alle dipendenze del console onorario, l’imprenditore della ristorazione Gianguido Breddo. “È una storia che ci ha segnati profondamente”, ha detto la mamma della piccola abusata. “Se mai quest’uomo tornerà in Italia, spero solo che non esca di prigione prima di aver scontato tutta la condanna. Sarebbe una beffa per tutto il dolore che ci ha procurati”.