Da Napoli a Milano per tentare il tutto per tutto. Per cercare di salvare la sua vita. È la storia di Katia, una giovane mamma di 31 anni che ha sentito impazzire il suo cuore improvvisamente. Mica una semplice aritmia, la donna ha subito 50 arresti cardiaci in soltanto sei giorni, tra il 31 marzo e il 5 aprile.
L’ASSE NAPOLI-MILANO
La 31enne, che vive a Roma, era in vacanza a Napoli quando il suo cuore ha perso completamente il controllo ed ha cominciato a battere all’impazzata. Inizialmente ricoverata all’ospedale del Mare nella città partenopea, per la 31enne sembra finita: le aritmie le causavano arresti cardiaci ogni 15 minuti. E allora ecco che alcuni medici decidono di confrontarsi con Carlo Pappone, collega napoletano che da anni lavora al Policlinico San Donato a Milano. Insieme a quest’ultimo si decide di tentare quello che sembrava l’impossibile: trasferire la donna a Milano per operarla.
IL VIAGGIO
Tutti si mobilitano. La Regione Campania mette a disposizione un volo militare per trasportare la 31enne a Milano, all’interno del velivolo anche un team di rianimatore pronto ad assistere la paziente in fin di vita. All’aeroporto di Linate un altro team di anestesisti è pronto a trasportare in ambulanza Katia al Policlinico San Donato: anche nel tragitto verso l’ospedale la donna subisce altri attacchi cardiaci, ben otto, e sopravvive solo grazie al defibrillatore.
L’OPERAZIONE E LA FINE DELL’INCUBO
Katia si trova finalmente al Policlinico San Donato, ad aspettarla è il dottor Pappone insieme alla sua squadra. L’intervento, difficile e particolare, non è mai stato eseguito in Italia. Il medico deve raggiungere il punto del cuore dove si verificano le aritmia ed eliminare le cellule ‘difettose’ che causano le anomalie cardiache. L’intervento riesce ma c’è bisogno di aspettare ancora alcuni giorni prima che vengano scongiurati anche possibili danni al cervello a causa dei tanti arresti cardiaci. Katia supererà anche quest’ultimo ostacolo.
Il marito -secondo quanto riportato da FanPage.it– non può fare altro che ringraziare i medici: “Due équipe lontane un migliaio di chilometri l’una dall’altra, ma appartenenti alla stessa Italia, accomunate da competenza e impegno hanno salvato mia moglie da una morte certa“.