La figlia si laurea, il papà segue tutta la cerimonia in diretta dal carcere. Succede all’Università di Bari dove una neo dottoressa, come riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, ha chiesto e ottenuto che il papà, detenuto in un carcere italiano, potesse partecipare alla seduta di laurea. La tesi si è concentrata sull’importanza delle relazioni familiari connesse alle condizioni di detenzione delle persone ristrette. L’uomo, con gli occhi pieni di orgoglio, ha così presenziato collegandosi con l’aula Don Tonino Bello del Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia e Comunicazione.
“Quando dietro ad un detenuto si chiudono le porte del carcere, al di fuori rimangono gli affetti. Le conseguenze dell’esecuzione penale – si legge in una nota dell’Ateneo – non si riversano, infatti, esclusivamente sul soggetto condannato o sottoposto a misure cautelari, ma riguardano indirettamente anche i familiari. Il tema del rapporto genitoriale in carcere, si presta ad essere esaminato sotto una pluralità di profili: dal diritto della persona, benché ristretta, a non essere lesa nella sua dignità e genitorialità, al diritto dei figli a conservare un rapporto con il genitore recluso, all’importanza, anche ai fini rieducativi e riabilitativi, nonché in prospettiva del loro reinserimento sociale, che soggetti, uomini e donne, ristretti in carcere continuino a percepirsi e ad essere vissuti come padri, madri, ma anche fratelli, sorelle, zii, nonni e si diano loro concrete opportunità di continuare a vivere ed esercitare tali ruoli”.