Ospiti a Domenica In, Gigi D’Alessio e Nino D’Angelo hanno parlato del loro tour ‘Figli di un re minore’, che sta riscuotendo successo nei teatri e nei palazzetti di tutta Italia. A sorprendere Mara Venier ed il suo pubblico, però, sono stati i dettagli sulla lite, ormai palesemente alle spalle, tra i due artisti napoletani.
I MOTIVI DEL LITIGIO TRA NINO D’ANGELO E GIGI D’ALESSIO – «Noi litighiamo perché siamo due prime donne. Nelle famiglie c’era la parte “D’alessiana” e la parte “D’angeliana”. Con questi concerti abbiamo unito un popolo diviso. Stavamo buttando tutto all’aria per stupidate, ma noi ci vogliamo bene»
In studio anche il rapper napoletano Luchè, reduce da un featuring proprio con Gigi D’Alessio. L’ex volto dei Co Sang nei giorni scorsi è uscito con un libro che ha regalato alla padrona di casa Mara Venier: Il giorno dopo, primo libro del rapper Luca Imprudente, che in 17 capitoli [219 pagine che includono uno straripante apparato fotografico tratto dal suo archivio personale cui si aggiungono ritratti realizzati da Gaetano De Angelis: a documentare un excursus che trasla la narrazione da quando l’artista era minorenne fino agli ultimi mesi] raccoglie confessioni, segreti intimi, preziose informazioni creative e retroscena autobiografici. L’artista sarà domenica alle ore 17 alla Mondadori Bookstore del Vulcano Buono di Nola per il firmacopie.
Luchè, via via, rivela quando confidò alla madre “Ma’, io ho un sogno: voglio fare il cantante”. Spiega meticolosamente e con emozione reale la fine del duo rap Cosang, che ha lasciato in eredità alle antologie hip hop italiane un paio di album: Chi more pe’ mme [che contiene Int’ ‘o rione, il loro primo pezzo in assoluto plasmato da un campione della colonna sonora del film Il favoloso mondo di Amélie composta da Yann Tiersen] e Vita bona. Di più: dice pure perché il terzo album del duo, già registrato, non sia mai più stato pubblicato. La sua poesia cruda non arretra di un millimetro.
Quasi in un remake del lungometraggio-cult I magliari di Francesco Rosi, Luchè ricorda i 20 anni: “Arrivo a Londra e ci resto dieci mesi. Un rapper napoletano mi introduce in un giro che vende roba in strada. Iniziamo dalle telecamere, lui ne vende un sacco, io solo qualcuna e quindi non ci guadagno molto. Sono le prime telecamere portatili, di produzione cinese, registrano solo video di un paio di minuti. Togliamo gli adesivi originali per metterci quello di una nota marca di elettronica, incluso nella confezione, rendendole più appetibili. Le paghiamo 70-75 sterline, le rivendiamo a 100-150 (…) Poi inizio a vendere abiti classici da uomo. Li prendo in due, tre negozi con le vetrine oscurate, gestiti da napoletani, dove entriamo solo noi napoletani. Ci sono anche degli orologi che mi costano 5 sterline e rivendo a 45-50. Trascorro molti anni della mia gioventù per le strade di Londra a fare i pacchi. Questo lavoro si chiama ‘o magliar’, business che solo noi napoletani facciamo in quasi tutto il mondo”.
Poi Luchè cresce, diventa manager di se stesso: discografia, ristorazione, brand di streetwear. In particolare a New York: “Apro Bravi Ragazzi in un ex bar di Brooklyn, precisamente a Bed-Stuy, il quartiere del dio del rap, Notorious BIG. Il posto è perfetto per avere sia una sala che una cucina più spaziosa. A NY c’ero stato tanto tempo ma quest’esperienza era nuova per me. Solo che avendo a che fare con persone giorno per giorno ho capito che NY non è altro che una Napoli all’ennesima potenza. Non puoi girarti un attimo che provano a mettertelo in quel posto”.
Nelle sue avventure musicali, il cantante incontra tanti magnifici compagni di viaggio: D-Ross, CoCo, Star-T-Uffo, Marracash, Enzo Avitabile, Guè Pequeno, Stefa Ebbasta, Fuossera, Franco Ricciardi. Altrettanti percorsi creativi sono illustrati in questi capitoli dall’artista napoletano: come sono nate, ad esempio, le canzoni Je ce credevo, Stamm Fort, ‘O primmo ammore – inserito nella colonna sonora di Gomorra – la serie, e Il mio ricordo, “il cui beat lo faccio col campione di Asteco e cielo, che è da sempre il mio pezzo preferito di Enzo Avitabile”, sussurra. E, infine, aggiunge: “Sono una persona sensibile? Ok, facciamolo venire fuori senza paura. Sono ambizioso? Bene, lavoriamo duro senza temere il giudizio degli altri. Mi sento poetico? Scrivo un disco e metto insieme tutte le mie emozioni. Bisogna solo guardarsi dentro per trovare la propria strada, un lavoro quotidiano verso la serenità e il conoscersi davvero. E questo è il bello”.