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“Non dovevano essere diffuse”, l’Ordine dei Giornalisti sul colloquio tra Turetta e il padre

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“Il dovere del giornalista è distinguere cosa è essenziale per la comprensione dei fatti da ciò che è pura e semplice incursione nel dramma di genitori di fronte a un figlio che ha commesso un crimine terribile. Un dramma umano, quello del padre e della madre, che va rispettato. Non è in gioco la terzietà del giudice, così come da quel colloquio non emerge alcun elemento rilevante per le indagini e, quindi, di interesse pubblico. Serve rispetto per il dolore dei genitori di Turetta e rispetto per il rinnovato e atroce dolore dei familiari della vittima“. Queste le dichiarazioni del presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, in merito alla fuoriuscita delle intercettazioni del colloquio tra Filippo e Nicola Turetta.

“Un momento di debolezza”, le parole di Nicola Turetta al figlio

A creare una bufera mediatica, in questi giorni, sono state le parole che il padre di Turetta ha rivolto in carcere al figlio durante un incontro in carcere. Un incontro che risale a dicembre, il primo in cui i genitori hanno incontrato il giovane reo confesso per il femminicidio di Giulia Cecchettin. “Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista. Devi farti forza. Non sei l’unico. Ci sono stati parecchi altri. Però ti devi laureare“. Parole terribili e, senza dubbio, ingiustificabili, che tuttavia non dovevano essere diffuse. Perché, in questo caso, non si tratta di indagare sull’eventuale umanità delle parole pronunciate da un padre al figlio omicida; né tantomeno di indignarsi – se pur a ragione – di fronte ad un uomo che sminuisce e giustifica un femminicidio. Si tratta, invece, di rispettare un codice deontologico, per un verso, e ancor prima di rispettare il dolore di tutti i soggetti tristemente coinvolti. Si tratta, infine, di non spettacolarizzare ulteriormente una vicenda tremendamente tragica, già ampiamente diffusa e svenduta nel nome di click e visualizzazioni.

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Le scuse del padre di Filippo Turetta

Chiedo scusa per quello che ho detto a mio figlio. Gli ho detto solo tante fesserie. Non ho mai pensato che i femminicidi fossero una cosa normale. Erano frasi senza senso. Temevo che Filippo si suicidasse. C’erano stati tre suicidi a Montorio in quei giorni. Ci avevano appena riferito che anche nostro figlio era a rischio. Quegli instanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli. Vi prego, non prendete in considerazione quelle stupide frasi. Vi supplico, siate comprensivi“, ha detto Nicola Turetta, intervistato dal Corriere della Sera.

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