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Omicidio del capozona del clan Contini, la figlia vide il sicario

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Sono stati diversi i pentiti che hanno fatto luce sull’omicidio di Giuseppe Scuotto, capozona del clan Contini, probabilmente ucciso nell’ottica dell’epurazione interna all’Alleanza di Secondigliano. Nel 2017 la figlia della vittima riferiva fatti ed eventi sull’omicidio, così venivano avviate nuovamente le indagini. La donna sosteneva di aver assistito all’agguato subito dal padre indicando l’autore del delitto in Gennaro Cirelli, alias Gerry, mentre era a bordo della propria auto in compagnia della cugina. Dunque lei passando per corso Novara avrebbe sentito i colpi d’arma da fuoco.

La denuncia in Procura

Nel giugno 2017 Scuotto si recava spontaneamente presso gli uffici della Procura,
per dichiarare quanto da lei vissuto  a distanza di 17 anni dall’evento omicidiario
del padre. Le sue dichiarazioni erano il frutto di una precisa scelta nella vita, quella di seguire il compagno, collaboratore di giustizia e quindi accettare il piano di protezione per familiari. Lei riferiva di essere stata presente al momento dell’agguato mortale al
padre Giuseppe e di aver visto l’autore del delitto riconoscendolo con certezza in Cirielli.

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Capozona dei Contini ucciso dall’Alleanza di Secondigliano, doppio arresto

Gennaro Cirelli e Antonio Muscerino sono stati arrestati con l’accusa di essere gli esecutori materiali dell’omicidio di Giuseppe Scuotto. La Polizia di Stato ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Cirelli, a sinistra nella foto, reggente della Masseria Cardone, e Muscerino, a destra nella foto, affiliato al clan Contini. Il capozona fu raggiunto da alcuni colpi d’arma da fuoco esplosi al suo indirizzo nel corso di un attentato di chiara matrice camorristica, mentre percorreva il corso Novara a bordo di una moto .

Le dichiarazioni dei pentiti

Le attività di indagine condotte dal personale della Squadra Mobile della Questura di Napoli, riaperte nel novembre 2022 a seguito di alcune dichiarazioni di collaboratori di Giustizia e di nuove emergenze investigative, hanno consentito di ricostruire l’evento delittuoso e le relative responsabilità.

Arresti contro i clan Contini e Licciardi

In particolare, partendo dalla documentazione risalente a ventidue anni prima, gli investigatori della Squadra Mobile hanno fornito ulteriori riscontri a quanto già documentato in passato, con il supporto di moderne tecnologie di indagine – come le intercettazioni telematiche – riuscendo ad acquisire nuovi e gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati.

L’epurazione interna

Nello specifico gli indagati avrebbero commesso l’omicidio nell’ambito di una epurazione interna riconducibile alla presunta gestione, da parte della vittima, di alcuni affari illeciti senza l’autorizzazione dei vertici del sodalizio criminale, oltre che alla paventata possibilità che Scuotto volesse intraprendere un percorso di collaborazione con la Giustizia.

La vittima, che all’epoca dei fatti era diventato capozona dei Contini nel quartiere del Vasto, aveva riunito intorno a sé alcuni giovani affiliati che condividevano le stesse mire espansionistiche, finalizzate al controllo del territorio e alla gestione delle attività criminali, in aperto contrasto con le direttive dei vertici del sodalizio di appartenenza.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.