Si è tenuta questa mattina, presso il Tribunale di Napoli Nord, un’altra udienza nel processo sulla morte di Corrado Finale. All’esterno del tribunale decine di amici e familiari di Corrado hanno organizzato un sit-in per chiedere giustizia. Indossavano tutti una maglietta con la scritta “Corrado Vive” e molti di loro tenevano in mano cartelli con slogan come “Fine pena mai”.
Cosa è successo in aula: per l’accusa è omicidio volontario
Nel corso della discussione, il Giudice ha disposto la nomina di un consulente tecnico d’ufficio con l’incarico di ricostruire la dinamica dei fatti che hanno portato alla morte del giovane originario di Marano.
Sia per il Pm Corona che per gli avvocati Arianna Mocerino e Adriano Cafiero, legali delle famiglie Finale e Palumbo, quanto accaduto configura un caso di omicidio volontario e tentato omicidio. Secondo la loro ricostruzione, l’imputato Aurelio Taglialatela, a processo con il rito abbreviato, avrebbe colpito intenzionalmente lo scooter su cui viaggiavano Corrado Finale e un suo amico, provocando la morte del primo e il ferimento del secondo. A supporto della loro tesi, i legali evidenziano che il danno riportato dalla vettura di Taglialatela è localizzato nella parte anteriore e non laterale, elemento che – a loro avviso – dimostrerebbe la volontarietà di uccidere. Inoltre, secondo la perizia di parte, l’auto procedeva ad una velocità di 120 km/h, con l’impatto avvenuto a una velocità di circa di 90 km/h. Quindi ci sarebbe stata volontà da parte dell’imputato di uccidere.
La difesa punta alla derubricazione del reato
La difesa, invece, sostiene che si sia trattato di una collisione e punta alla derubricazione del reato da omicidio volontario ad omicidio colposo. Il prossimo 17 giugno è prevista una nuova udienza, durante la quale verrà esaminata la perizia tecnica finalizzata a chiarire la dinamica dei fatti e a stabilire la natura dell’omicidio.