Il 30 gennaio sarà il giorno del giudizio nel processo per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, vittima innocente ed estranea a contesti criminali, ucciso da un colpo di pistola nella zona degli chalet di Mergellina la notte del 20 marzo del 2023. Oggi è prevista l’arringa in difesa di Francesco Pio Valda, accusato di aver sparato mortalmente a Maimone e probabilmente anche la sentenza. Alla sbarra ci sono anche Giuseppina Valda e Giuseppina Niglio, sorella e nonna di Francesco Pio Valda. Sono accusati a vario titolo di porto, detenzione e occultamento di una pistola, secondo l’accusa è l’arma utilizzata per sparare all’indirizzo dell’incolpevole Maimone quella notte; ai tre viene contestata anche l’aggravante del metodo mafioso. Il pubblico ministero Antonella Fratello, nel corso della requisitoria, aveva chiesto per loro pene dai 6 agli 8 anni di reclusione.
Perna e Giuseppina Valda erano a Mergellina, la notte del 20 marzo, quando una lite tra gruppi di giovani è culminata nell’esplosione dei colpi di pistola. La tesi della difesa è che durante il dibattimento non siano emersi elementi che possano fornire prova certa della consapevolezza dei due di quanto fosse accaduto (gli spari). Anche l’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza, secondo i difensori, non cristallizzerebbe in modo inequivocabile, il momento in cui l’arma sia passata di mano e consegnata ai parenti di Pio Valda, affinché questi se ne disfacessero.
Alla nonna di Francesco Pio Valda, Giuseppina Niglio, la pubblica accusa contesta la detenzione abusiva in concorso della pistola. Ma rispetto alla notte dell’omicidio, occorre fare un passo indietro di un mese, a metà febbraio del 2023. I poliziotti bussano alla porta di casa della settantenne per una perquisizione, nell’appartamento c’è anche Francesco Pio Valda. La donna ritarda l’apertura della porta, intralciando il lavoro degli agenti. Secondo l’accusa, voleva consentire al nipote di occultare la pistola con cui andava abitualmente in giro, e che avrebbe usato anche agli chalet. I difensori invece sostengono che Niglio fosse del tutto all’oscuro della pistola (lo avrebbe scoperto dopo la perquisizione), e che volesse sì coprire il ragazzo e prendere tempo, ma per dargli modo di disfarsi solo di una certa quantità di sostanza stupefacente.
I genitori di Pio Maimone, accompagnati da parenti ed amici del ragazzo, giovedì 30 gennaio terranno un presidio all’esterno del tribunale di Napoli proprio quando si concluderà il processo di primo grado per l’omicidio del ragazzo e si attenderà la sentenza.