Colpo di scena nel processo d’appello sull’omicidio di Pasquale Izzi, ribelle dei ‘Capitoni’ freddato per volere di Carlo Lo Russo. Fonte privilegiata dell’accusa furono le intercettazioni ambientali svolte a proprio a casa Lo Russo, poi rafforzate dalle dichiarazioni del boss Carlo Lo Russo allorquando costui decise di collaborare con la giustizia. Vani furono i tentativi effettuati dalla difesa nella fase delle indagini per demolire l’impianto accusatorio, sia innanzi al Tribunale del riesame che innanzi alla Suprema Corte di cassazione. La sentenza di primo grado fu emessa in data 19.12.16 dal Gup presso il Tribunale di Napoli il quale condannò ad anni 16 Lo Russo Carlo, ad anni 20 Serino Anna e Cerasuolo Domenico, mentre condannò all’ergastolo Cutarelli Raffaele e Mariano Torre, nonostante questi ultimi avessero confessato la partecipazione al delitto. Nel corso del giudizio di appello, sono state assunte nuove prove: l’esame del neo pentito Mariano Torre richiesto dalla Procura Generale e la perizia trascrittiva di alcune conversazioni ottenuta dalla difesa di Serino Anna, rappresentata dall’avvocato Annalisa Senese.
Alla sbarra anche Cerasuolo Domenico (difeso dagli avvocati Dario Vannetiello e Raffaele Chiummariello) e Cutarelli Luigi (difeso dall’avv. Claudio Davino).
Oggi il colpo di scena.
La Corte di assise di appello ha annullato sia la condanna inflitta a Serino Anna che quella inflitta a Cerasuolo, pari ad anni 20, ordinando la scarcerazione di entrambi, con la unica differenza che nei confronti di Cerasuolo ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica al fine di valutare l’inizio di un nuovo processo, il quale potrà avere luogo contestando a Cerasuolo una condotta materiale diversa da quella già mossa – l’aver affiancato Cutarelli durante la azione materiale – e ritenuta oggi infondata.
Infine, ad eccezione di Lo Russo, sono state e ridotte le pene inflitte agli altri imputati: anni 20 inflitti a Cutarelli Raffaele, anni 13 e mesi 4 a Mariano Torre.