Pena ribassata per uno degli omicidi più cruenti della prima faida. Quella fatta di vendette trasversali e agguati incrociati tra i Di Lauro e gli Scissionisti. Quella dove nel mirino dei due clan finivano anche i parenti o persone vicine ai ras in guerra delle due fazioni. Tra queste vittime figura anche Salvatore De Magistris, patrigno del ras scissionista Biagio Esposito. Secondo la ricostruzione della Procura De Magistris fu ucciso perchè si eifiutò di rivelare dove si nascondesse il suo figlioccio. Per quel delitto questa mattina la Corte d’Assise d’Appello di Napoli (III sezione) ha condannato a vent’anni Nunzio Di Lauro e Antonio Mennetta.
Per Di Lauro junior dunque dieci anni in meno rispetto al primo grado grazie alla linea seguita dal suo legale, l’avvocato Claudio Davino, nonostante le pesanti accuse mosse contro il suo assistito dal grande accusatore dei Di Lauro, il pentito Salvatore Tamburrino. Per Mennetta invece fondamentali le argomentazioni del suo legale, l’avvocato Giuseppe Ricciulli. In primo grado sia Mennetta che Di Lauro junior erano stati condannati a trent’anni. Quello di De Magistris è uno degli omicidi più cruenti della prima faida. Nunzio Di Lauro e Mennetta rispondevano di omicidio volontario con dolo diretto, con l’aggravante delle sevizie e per avere commesso il reato per favorire l’associazione camorristica di appartenenza, mentre il gip contestava l’omicidio volontario con dolo, ma con concorso anomalo, a Marco Di Lauro la cui posizione è stata poi stralciata.
L’omicidio del patrigno di Biagino Esposito a Secondigliano: le dichiarazioni dei pentiti
Ben prima di Tamburrino a parlare ai magistrati di quel delitto fu Maurizio Prestieri:«Ho appreso notizie in ordine alla sorte di De Magistris, quando questi era ancora vivo, infatti questa persona è sopravvissuta qualche tempo, all’aggressione subita. Le notizie le seppi da (omissis), mi disse che da De Magistris, Nunzio Di Lauro insieme ad altri due giovani, voleva sapere dove si nascondesse il figliastro, ossia Biagio Esposito detto Biagino, il quale era passato con gli Scissionisti. I giovani lo colpirono con violenza per estorcergli le informazioni che non ottennero, quindi forse non vi era la volontà di ucciderlo ma la violenza era diretta solo ad acquisire informazioni, così mi disse». Anche l’ex ras degli Abete-Abbinante Pasquale Riccio ha parlato di quel delitto:« Quanto gli successe fu una ritorsione dei Di Lauro. Nunzio Di Lauro e Antonio Mennetta prima lo picchiarono e poi gli passarono con la moto sopra. Lui morì in seguito alle notizie riportate».
L’articolo precedente. Il ‘saluto’ dei sicari dopo il pestaggio, il racconto della testimone
E’ un racconto agghiacciante quello fatto agli inquirenti dalla figlia di Salvatore De Magistris, picchiato a piazza Zanardelli a Secondigliano il 30 ottobre del 2004 in piena faida di Scampia. L’uomo morirà un mese dopo in ospedale. Le dichiarazioni della donna, all’epoca soltanto una ragazzina, sono state allegate all’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Tommaso Perrella ed eseguita mesi fa a carico di Marco Di Lauro, Nunzio Di Lauro e Antonio Mennetta. De Magistris non aveva alcun legame con la malavita, la sua unica ‘colpa’ quella di essere il patrigno di Biagio Esposito, uno di quelli che all’epoca avevano fatto il grande salto passando con gli Scissionisti. Nella Secondigliano del 2004 però, in certi ambienti, si moriva anche per una parentela alla lontana e così i Di Lauro, non riuscendo a trovare Biagino si accanirono su un suo familiare.
Il racconto del raid di piazza Zanardelli: la presenza di Marco Di Lauro
«Ricordo se non erro che era sabato e mi trovato a casa di mia zia, quando sentii le urla provenire dalla corte del mio fabbricato che io ricondussi a Cira Marino, fidanzata di Marco Di Lauro, da me conosciuta da sempre in quanto il nonno abitava nel mio palazzo. Voglio precisare che casa di mia zia affaccia nella corte del mio fabbricato quindi potetti ascoltare in maniera indistinta quelle urla da una voce che conoscevo perfettamente. Appena arrivata Vidi Nunzio Di Lauro e Antonio Mennetta a bordo di una motocicletta Honda Transalp, condotta da Di Lauro, ancora sotto l’arco che costituisce l’ingresso del mio fabbricato, che si stavano muovendo dirigendosi verso via del Camposanto. Nel vedermi sopraggiungere Nunzio Di Lauro mi salutò dicendo testualmente “Ciao Anto”. Appena si allontanarono mi girai verso la mia destra e vidi mio padre riverso a terra vicino al muro, in posizione scomposta e coperto di sangue». Nonostante fosse cresciuta con quei ragazzi nessuno le diede una mano come si evince nel prosieguo del racconto: «Uscita da piazza Zanardelli per chiedere aiuto Marco Di Lauro e Peppe Prezioso la befana in moto. Notai anche Ciro Di Lauro ’o chiatt, Salvatore Barbato il pinguino e Luigi Aruta il pilotino. Nessuno di loro si avvicinò, anzi si allontanarono. Solo dopo qualche minuto Umberto La Monica chiamò un’ambulanza».
I killer passarono sulla vittima con la moto
Nei giorni successivi le condizioni di De Magistris peggiorano ma la figlia nota qualcos’altro: «Nei giorni successivi, quando feci visita a mio padre all’interno della rianimazione nel pulirgli le gambe notai lungo le gambe chiari segni di pneumatico, compatibili con quelli dl una moto. Discutendo sull’evento. mia madre mi disse che poco prima dell’aggressione, mentre mio padre la stava accompagnando dalla cugina nel terzo mondo, avevano notato che (omissis) unitamente ad un altro sorretto. li stavano pedinando a bordo di una moto».
