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Pensioni, arrivano gli aumenti: cosa succede con la rivalutazione

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Mentre cresce l’attesa per la Legge di Bilancio 2026, iniziano a delinearsi le prime ipotesi sulla rivalutazione delle pensioni, legata – come di consueto – all’andamento dell’inflazione. Secondo le prime stime, il tasso d’inflazione per il 2026 si attesterà attorno all’1,7%, un valore più che doppio rispetto allo 0,8% registrato nel 2025.

Ciò comporterebbe un aumento degli assegni pensionistici più consistente rispetto all’anno precedente, con una rivalutazione automatica che – in base ai meccanismi di perequazione attualmente in vigore – potrebbe costare allo Stato circa 6 miliardi di euro, cifra calcolata sull’intera spesa pensionistica (pari a circa 355 miliardi).

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Perequazione 2026: aumenti differenziati per fascia di reddito

La rivalutazione sarà applicata secondo il consueto meccanismo a fasce previsto dalla Legge 388/2000, che differenzia l’adeguamento in base all’importo lordo dell’assegno:

  • Fino a tre volte il minimo INPS: rivalutazione piena al 100% → +1,7%

  • Tra 3 e 5 volte il minimo: rivalutazione al 90% → +1,53%

  • Oltre 5 volte il minimo: rivalutazione al 75% → +1,275%

Esempi di aumento mensile previsto:

  • Pensione lorda di 1.000 €+17 € (1.017 €)

  • Pensione lorda di 1.500 €+25,50 € (1.525,50 €)

  • Pensione lorda di 2.000 €+34 € (2.034 €)

  • Pensione lorda di 2.700 €+41,31 € (2.741,31 €)

  • Pensione lorda di 3.000 €+45,90 € (3.045,90 €)

  • Pensione lorda di 4.000 €+51 € (4.051 €)


Le novità in discussione: flessibilità in uscita, TFR e opzione donna

Oltre alla perequazione, i tecnici del governo stanno discutendo possibili riforme in tema di accesso alla pensione, da inserire nella prossima manovra:

  • Scongiurato per ora l’aumento a 67 anni e 3 mesi dell’età pensionabile previsto per il 2027: il requisito dovrebbe restare a 67 anni fino al 31 dicembre 2026.

  • Si valuta di introdurre maggiore flessibilità in uscita, anche anticipata, sfruttando il TFR maturato per raggiungere l’importo soglia richiesto per il pensionamento a 64 anni.

  • Torna in discussione una “nuova” Opzione Donna, che riporterebbe il meccanismo alle regole valide fino al 2022, con requisiti al 31 dicembre 2021.

  • In via di superamento la Quota 103, giudicata poco efficace e scarsamente utilizzata.

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