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Si pente il nipote del boss Lubrano: “Stanco di pagare colpe di altri”

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“Stanco di pagare io per le colpe degli altri“. Questa sarebbe la motivazione alla base del pentimento di Pietro Ligato. Il 52enne di Pignataro Maggiore è figlio di Maria Giuseppa Lubrano, sorella del boss Vincenzo Lubrano, e di Raffaele, boss referente dei Casalesi. Come riporta CasertaNews da circa 2 settimane, Pietro Ligato ha iniziato il suo percorso di collaborazione con la giustizia. Le sue dichiarazioni sono vagliate dl sostituito procuratore della Dda Vincenzo Ranieri dopodiché ci vorranno 180 giorni per decretarne l’attendibilità. La famiglia Lubrano è legata con il clan Nuvoletta di Marano.

L’arresto di Pietro Ligato: articolo gennaio 2023

Misure cautelari in carcere per Pietro, Antonio e Felicia Ligato, i tre figli del capoclan defunto della camorra casertana Raffaele Ligato, furono eseguite dai carabinieri nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha disvelato la piena operatività dello storico clan da sempre attivo nella zona di Pignataro Maggiore definita la Svizzera del clan. Un clan ricostituitosi attorno alla figura di Pietro Ligato, che dopo la scarcerazione avvenuta qualche anno fa, riprese in mano le redini della cosca fondata dal padre, iniziando a battere il territorio per le estorsioni e a minacciare eventuali concorrenti che volessero occupare lo “spazio criminale”.

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Il pentimento mancato di Sandokan Schiavone

Lo scorso luglio è stato revocato il programma di protezione a Francesco “Sandokan” Schiavone. Come riportò l’Ansa, la Procura di Napoli, valutato quanto aveva raccolto dal fondatore del clan dei Casalesi, nei giorni prima decise di interrompere il percorso tentato dall’ergastolano. All’Antimafia partenopea è stato dato il via libera dal Ministero che ha disposto per Schiavone di nuovo il trasferimento al 41 bis.

La Procura di Napoli interruppe il percorso di collaborazione avviato pochi mesi fa dall’ex boss dei Casalesi ‘Sandokan’. li inquirenti hanno deciso di revocare il programma di protezione cui era stato sottoposto, ritenendo che le dichiarazioni finora rilasciate da Schiavone non fossero utili.

I pm anticamorra coordinati dal Procuratore Nicola Gratteri hanno poi chiesto il via libera dal Ministero della Giustizia, che ha disposto per Sandokan il ritorno alla detenzione in regime di 41 bis.

 

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