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venerdì, Aprile 26, 2024
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“Pizzini ai boss del clan Moccia”, la Cassazione salva la figlia del ras Favella

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Colpo di scena nell’inchiesta della direzione distrettuale antimafia che, con l’ordinanza emessa in data 05.01.18 dal Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli – Dott. Perrella –  decapitò capi ed affiliati della storica  compagine criminale denominata clan Moccia .

La Suprema  Corte, sesta sezione penale, presieduta dal Dott. Fidelbo e che ha visto come relatrice la dott.ssa Giordano, in accoglimento  delle tesi difensive sviluppate dagli avvocati Dario Vannetiello e Fabio Fulgeri, ha annullato la ordinanza emessa dal Tribunale del riesame di Napoli emessa in  data 13.02.18 nei confronti di Favella Maria per il delitto di partecipazione alla associazione di tipo camorristico.

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Il delicato ruolo attribuito alla donna era quello di portare all’esterno del carcere, mediante  i cosiddetti ”pizzini”,  le imbasciate del padre detenuto Favella Francesco, ritenuto ai vertici del clan,  indirizzate in particolare ai sodali Pellino Modestino e Casone Ciro, contribuendo così in maniera determinante alla gestione degli affari del clan.

Grazie alla intercettazione dei colloqui carcerari intrattenuti dalla donna, fu possibile  anche sequestrare, nell’immediatezza di uno dei colloqui, un pacchetto di fazzolettini con all’interno ben quattro fogli sui quali erano annotati i messaggi  che la donna doveva veicolare all’esterno.

Sempre da un colloquio intercettato in carcere era emerso il sistema di comunicazione studiato dal gruppo : l’ordine del “senatore” Favella Francesco alla figlia –  colui che è ritenuto essere direttore ed organizzatore del clan Moccia con particolare competenza nei comuni di Afragola ed Arzano – era quello di leggere i “pizzini” ai sodali e poi provvedere immediatamente a bruciarli.

Nonostante il grave quadro indiziario a carico della donna, la difesa è riuscita ad ottenere l’annullamento della ordinanza emessa dal Tribunale del riesame la quale aveva a sua volta confermato quella emessa dal giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli, dott. Perrella.

Colpisce la ragione dell’annullamento decisa dai giudici capitolini: quella di verificare  nuovamente  la sussistenza delle esigenze cautelari, le quali sono per legge presunte per chi è ritenuto appartenente ad una associazione camorristica.

Sul punto, dopo che la cassazione redigerà la motivazione con la quale illustrerà nei particolari quelli che sono stati gli argomenti devoluti dalla difesa che hanno portato la Corte di cassazione  all’inusuale annullamento, dovrà tenersi un nuovo giudizio innanzi al Tribunale di Napoli che potrà portare alla definitiva scarcerazione  di Favella Maria.

La sorprendente decisione assunta dai supremi giudici  nei confronti di Favella Maria è destinata ad alimentare il dibattito giurisprudenziale sul tema della presunzione di sussistenza del pericolo di reiterazione del reato che da tempo vige nei confronti di chi è ritenuto  essere un camorrista .

Indubbiamente colpisce ed incuriosisce come gli avvocati Vannetiello e Fulgeri siano riusciti a ribaltare la copiosa giurisprudenza che andava in direzione contraria e che riteneva, nei confronti di soggetti gravemente indiziati di appartenere ad una compagine camorristica,   sempre necessaria  la custodia cautelare in carcere.

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