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venerdì, Aprile 26, 2024
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Reddito di Cittadinanza, fallimento sulla ricerca del lavoro: meno del 10% ha trovato un impiego

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Il reddito di cittadinanza si avvia verso profonde modifiche: con l’introduzione del MIA e l’abolizione del vecchio sistema assistenziale, ecco che emergono decine di studi sull’efficacia di tale misura. E non sono rassicuranti.

La ricerca Inapp sul reddito di cittadinanza

L’ultima ricerca pubblicata dall’Inapp, Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, ha evidenziato come il reddito di cittadinanza avesse una falla nell’attuazione delle politiche attive del lavoro. In parole povere, il RdC non è stato in grado di promuovere l’occupazione e l’inserimento lavorativo. Secondo la statistica dunque, solo una quota tra il 3 e l’8% dei percettori ha trovato lavoro o effettuato formazione. I destinatari non hanno avuto accesso a servizi volti all’occupazione a sostegno del contrasto alla povertà e alla disoccupazione. Ci si chiede ora se il MIA introdotto dal governo Meloni a sostituzione del reddito di cittadinanza sarà in grado di coprire le falle di quest’ultimo e mostrarsi utile nei propri obiettivi.

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Lunghi tempi di attesa

Questa falla nell’accesso ai servizi lavorativi per il reddito di cittadinanza è maggiormente affibbiata ai tempi di lavorazione delle domande: di media servono circa 4 mesi e mezzo tra l’autorizzazione ad ottenere le misure di sostegno rilasciata dall’Inps e l’effettiva presa in carico del percettore da parte dei centri per l’impiego. I tempi si allungano al Sud: circa 5 mesi e mezzo per tale attesa contro i 3 e mezzo del Nord.

L’identikit del percettore

L’indagine dell’Inapp ha analizzato sia i beneficiari delle misure sia gli attuatori locali di queste, ossia centri per l’impiego e servizi sociali comunali. Dall’indagine emerge che le donne siano la maggioranza dei percettori del reddito. Il 60% di questi è infatti costituito da donne sui circa 50 anni, spesso divorziate e/o con figli. Come risaputo, la maggior parte dei beneficiari è presente al Sud, e quasi tutti con cittadinanza di paesi UE. Pochi quindi i percettori extracomunitari. Solitamente è bassa l’istruzione e il profilo lavorativo, a dimostrazione che le misure di assistenza hanno aiutato non solo chi avesse bisogno di sostegno economico ma anche coloro con situazioni formative e di istruzione particolari.

 

 

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