Ci sono i vertici del clan D’Alessandro, un funzionario comunale e anche un geometra, tra le undici persone arrestate dai carabinieri di Torre Annunziata nell’ambito di un’indagine coordinata dalla DDA di Napoli (sostituto procuratore Giuseppe Cimmarotta) in cui si ipotizzano, tra gli altri, i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto di armi da sparo, corruzione in atti giudiziari, reati aggravati tutti dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia.
Tra i sedici indagati c’è anche la figlia di un uomo ucciso in un agguato che, in cambio di un appartamento a Castellammare di Stabia, ha reso dichiarazioni ritenute inverosimili dinnanzi alla Corte di Assise di Napoli in relazione al coinvolgimento di alcuni imputati ritenuti coinvolti nell’assassinio del padre a cui era anche sentimentalmente legata.
Gli arresti emessi dal gip di Napoli Fabrizio Finamore riguardano, a vario titolo, il boss Vincenzo D’Alessandro; Michele Abbruzzese; Ugo Lucchese; Giuseppe Oscurato; Antonio Salvato; Carmela Elefante; Vincenzo Spista; Angelo Schettino; Giovanni D’Alessandro; Fabrizio Jucan Sicignano e Giuseppe Donnarumma.
La donna, per la quale non è stata emessa una misura cautelare, non si presentò alla prima udienza in cui venne convocata mentre alla successiva dichiarò che l’imputato alla sbarra non era legato al clan D’Alessandro e che non poteva avere fatto del male a suo padre.
I militari dell’arma avevano però intercettato, il giorno dopo quella testimonianza in tribunale, una conversazione dove la donna informa un emissario del boss circa le dichiarazioni rese con le quali addirittura negava anche l’esistenza dell’organizzazione malavitosa D’Alessandro di Castellammare.
Con la stessa intercettazione, inoltre, vengono registrate le parole con cui l’emissario annuncia alla figlia della vittima la visita di un geometra a cui era stato affidato il compito di fornire informazioni circa l’immobile di cui sarebbe entrato in possesso simulando una compravendita.
Il geometra, infatti, è accusato di essere a disposizione del clan D’Alessandro a cui peraltro forniva informazioni circa il funzionamento delle telecamere in città per consentire agli affiliati di agire senza la preoccupazione di essere ripresi.
Il funzionario comunale, di Ercolano, invece, figlio di un esponente politico della città contraddistintosi per il suo impegno anticamorra, è accusato di avere fatto da intermediario, con un altro indagato, in un’estorsione da tremila euro ai danni di un imprenditore.