Era il 18 novembre del 2017 quando una rissa tra via Carlo Poerio e via Bisignano, ai Baretti di Chiaia, nel cuore della Movida, rischiò di tramutarsi in una strage. Per quella vicenda questo pomeriggio è arrivata l’assoluzione dalle accuse di tentato omicidio e porto abusivo d’armi per Giuseppe Troncone, figlio di Vitale indicato come capo dell’omonimo gruppo di Fuorigrotta. Il giovane soltanto condannato per rissa a due anni con pena sospesa. I suoi legali, gli avvocati Antonio Abet, Antonio Liguori e Andrea Lucchetta, hanno fatto cadere le pesanti accuse a suo carico. E dire che in primo grado i giudici della settima sezione penale condannarono Troncone junior a dieci anni con le accuse di tentato omicidio e porto e detenzioni di armi. Per la Procura gli spari furono generati da una rissa nata tra un gruppo di giovani di Fuorigrotta (tra cui lo stesso Troncone) e uno di San Giovanni a Teduccio, capeggiato dal figlio di un ras dei Formicola. Troncone fu aggredito e poi accoltellato: subito dopo, per l’accusa, esplose sei colpi di pistola nel mucchio ferendo tre persone.
Troncone condannato solo per rissa
Subito esclusa l’aggravante del metodo mafioso Troncone fu condannato a dieci anni. I suoi difensori hanno così ricorso in appello convincendo i giudici che non sussisteva l’accusa di tentato omicidio facendo cadere anche l’altra accusa di possesso d’armi nonostante il pubblico ministero abbia ricorso per appello chiedendo una pena a quattordici anni. Niente da fare, per Giuseppe Troncone solo una condanna per rissa a due anni con pena sospesa.
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