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venerdì, Aprile 19, 2024
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Studentessa muore suicida a Milano. La lettera delle compagne: “Troppo stress, ci sentiamo solo numeri”

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“Il sistema scolastico italiano è un totale fallimento. All’università ci trattano come se fossimo dei numeri che devono sempre ambire ad un’eccellenza illusoria fondata anch’essa su una serie numerica di voti che spesso conduce alla morte studenti e studentesse. Troppo è lo stress accumulato a causa delle prestazioni che la famiglia, l’università e la società richiedono”.

L’università e il suo sistema di degenerazione

Ormai suicidi di questo tipo stanno assumendo un risvolto sempre più caotico e brutale. Numerosi i ragazzi che al giorno d’ oggi si tolgono la vita a causa di ‘insuccessi’ e ‘fallimenti’ registrati durante la carriera universitaria. E’ il caso di una ragazza di 19 anni, studentessa all‘università Iulm di Milano, morta suicida in un bagno dell’università dove si è impiccata. Tale gesto ha suscitato lo sconforto e il dispiacere non solo dell’ateneo e di tutti gli altri studenti che in quei primi mesi di lezione l’avevano conosciuta ma di tutta l’Italia. Così sulla base degli eventi accaduti, l’Unione degli Universitari ha pubblicato una lettera scritta da alcune studentesse che in quei mesi avevano fatto la sua conoscenza. Il ritrovamento del corpo è avvenuto ieri mattina, il bidello di turno l’ha ritrovato penzolante dinnanzi alla porta del bagno sostenuto da una sciarpa che ha favorito la strada alla morte.

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La lettera delle compagne 

“Non si può restare in silenzio dinnanzi all’ennesima morte di una studentessa, di una nostra amica che a causa delle frustrazioni e delle continue imposizioni sociali ha scelto la via del suicidio. Il mondo dell’università deve elaborare un nuovo sistema accademico che tenga alla salute psicofisica degli studenti. Si tende sempre ad evidenziare che la perfezione così come la normalità siano il risultato del rispetto di specifiche regole e norme da seguire. Una di queste è il tempo, se entro un determinato ciclo temporale non si raggiungono determinati risultati, o per meglio intenderci numeri, si giunge ad affibbiare a tale persona l’identificativo di perdente, si inizia ad escluderlo dall’orbita sociale e dall’idea che lo porterebbe al successo. Questo evento deve indurre tutti ad una necessaria riflessione. Non siamo dei numeri ma umane persone” 

Camilla Piredda parla a nome dell’Unione degli Universitari 

“Quello che chiediamo è un po’ più d’ascolto, non è possibile che l’ennesimo caso di morte di una studentessa cada ancora una volta nel vuoto. Lo Stato deve assumersi le sue responsabilità e comprendere che forse è arrivato il momento di variare il sistema di meritocrazia italiano. I supporti psicologici di cui si può usufruire sono mediocri e insufficienti rispetto le esigenze di una moltitudine di studenti che vivono simili dissidi interiori. Ci auguriamo che le istituzioni comprendano che non si può andare avanti così. E’ necessario rimodernarsi al fine di favorire una vita sicuramente impegnata e devota allo studio ma al tempo stesso sicura e serena”. Queste le parole della coordinatrice degli universitari. 

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