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mercoledì, Maggio 8, 2024
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Su TikTok il video dell’arresto di Francesco Valda: “Buttate le chiavi, ti aspettano in carcere…”

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E’ ancora molto forte il dolore per la morte di Francesco Pio Maimone, 18 anni, ucciso con un colpo di pistola fuori gli chalet di Mergellina. A sparare è stato un suo coetaneo, per un assurdo caso del destino, anche lui di nome Francesco Pio, 20 anni.Il video dell’arresto di Francesco Valda è finito sui social: siamo tra le palazzine di Ponticelli, zona a Est di Napoli, due poliziotti lo tengono per braccia, lo fanno entrare in macchina e lo portano via.

Tantissimi i commenti sui social. In molti chiedono condanne dure: “Buttate le chiavi”, “Ci vuole la pena di morte”, “Datelo ai parenti e agli amici, questa è la vera giustizia”, “Ergastolo a vita”. Questi alcuni dei commenti al video sui social. Qualcuno ha paura che il giovane possa uscire a breve:”Troverà il modo di uscire, la giustizia italiana fa schifo”, scrive un altro utente.

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Attende in carcere la convalida del fermo il ventenne presunto autore dell‘omicidio di Francesco Pio Maimone, di due anni più piccolo, ucciso con un colpo di pistola sparato in pieno petto agli chalet di Mergellina a Napoli nella notte tra il 19 e il 20 marzo.
Il ventenne ha sparato ad altezza uomo per dimostrare che quella che aveva in un pugno era pistola vera e lo ha dismostrato uccidendo il 18enne completamente estraneo alla rissa che si era scatenata per una scarpa sporcata per caso. Il presunto assassino ha lo stesso nome della vittima, gioco della sorte si chiama Francesco Pio, Valda il suo cognome è figlio di un affiliato al clan Cuccaro, ucciso in un agguato di camorra nel 2013, mentre il fratello si trova in carcere per tentato omicidio.

Avvisato al telefono: “Scappa”

Qualcuno lo ha avvisato di scappare  telefonando a casa della nonna, dove si era rifugiato dopo l’omicidio. “Vestiti e vai via presto”, gli diceva un uomo dall’altra parte della cornetta. Ma la polizia è  arrivata prima che lasciasse quell’abitazione. Questo è quanto emerge dal racconto dei testimoni del delitto sentiti dalle forze dell’ordine le cui dichiarazioni sono culminate nel decreto di fermo.

Questa mattina ci sarà la convalida del fermo disposto dal pm. “Gli gridavano che la pistola era a salve e cosìprima ha esploso due colpi in aria, poi uno in un’auto parcheggiata, rompendogli il lunotto e poi nel mucchio”, raccontano i testimoni. Tutto sarebbe nato, secondo le loro dichiarazioni, da una macchia sulle sue scarpe: “Ha detto: ‘statti attento che sono di marca e costano mille euro'”. Dall’altra parte il contendente, che era un uomo del rione Traiano gli ha risposto che “gliene avrebbe comprate dieci di scarpe”. Quindi la rissa e poi la pistola estratta e mentre dal gruppo gridavano “tanto e’ finta”. E invece era vera.

L’appello di don Battaglia: “Disarmiamo insieme Napoli”

Disarmiamo insieme Napoli! Dev’essere un impegno di tutti! Vanno disarmate le mani di coloro che fanno della violenza e della prepotenza il proprio stile di vita! Vanno disarmate le mani di chi crede che un coltello in tasca e una pistola addosso rendano più forti, fino a sentirsi padroni della vita altrui! Vanno disarmate le mani della criminalità organizzata e di tutti coloro che trafficano, vendono, usano armi!”, l’appello dell’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, in una lettera indirizzata a don Enzo Cimarelli, parroco della chiesa di San Lorenzo Martire nel quartiere Pianura, che a sua volta ha scritto una lettera aperta sulla morte di Francesco Pio Maimone.

“Caro don Enzo – scrive Battaglia – è da ieri sera che le tue parole risuonano forti nel mio animo, turbando il riposo e riempiendo la notte di molte inquietudini. Ti ringrazio per questo, perché esistono dei turbamenti necessari e delle inquietudini benedette: come possiamo, infatti, in questa città dormire sonni tranquilli mentre i suoi figli più giovani vengono assassinati sotto lo sguardo degli amici in un momento di serenità e spensieratezza, in luoghi di grande bellezza che si trasformano in pochi minuti in un teatro di gesti efferati? Come può un adulto riposare in questi giorni senza sentire tutto il dolore della famiglia di Francesco Pio e tutta la preoccupazione per i figli di questa città il cui ritmo, come tu giustamente hai detto, è ormai cadenzato da episodi di violenza, da aggressioni e risse, da feriti e morti innocenti?”.

Secondo l’arcivescovo bisogna “disarmare Napoli” ma, aggiunge, “questo non basta: dobbiamo disarmarci anche noi, adulti sempre pronti a cercare di chi è la colpa senza prima interrogare la nostra coscienza, ormai così individualista, indifferente, assuefatta al male. Sì, dobbiamo disarmarci anche noi, imparare veramente a camminare insieme, a unire le energie, evitando egoismi, burocrazie e iniziative solitarie per generare davvero una comunità educante capace di farsi carico dei suoi figli più giovani. Perché sia chiaro a tutti che educazione e sicurezza non sono soluzioni diverse e opposte ma sono due facce della stessa medaglia, la medaglia della responsabilità”.

 

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