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giovedì, Aprile 25, 2024
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Temptation Island. Filippo Bisciglia racconta il dramma della sua malattia

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“Ho sofferto del morbo di Perthes”. Comincia cosi il racconto di Filippo Bisciglia sul dramma della sua malattia.

Filippo Bisciglia racconta la sua malattia

Il conduttore di Temptation Island, il reality più seguito del momento, in una lunga intervista a Tv Sorrisi e Canzoni ha raccontato della terribile malattia che lo ha colpito durante i suoi primi anni di vita. Bisciglia ha sofferto del morbo di Pertehes.

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Cos’è il morbo di Perthes

Il morbo di Perthes, come pochissimi sanno, non permette a chi ne è colpito di usufruire delle proprie gambe. Il morbo colpisce i bambini a livello dell’anca e non permette ai piccoli di camminare.

La cura sperimentale che ha salvato la vita a Filippo Bisciglia

Il conduttore della trasmissione estiva di Canale 5 è stato uno dei pochi italiani che da piccolo ha dovuto combattere contro questa brutta malattia. Filippo non ce l’avrebbe mai fatta se durante il suo percorso non avesse avuto al suo fianco i suoi familiari che l’hanno sempre aiutato e spronato a non perdere le speranze e soprattutto il dottor Milella, il quale grazie ad una cura sperimentale gli aveva donato la facoltà di essere un bambino normale.

Il racconto della sua infanzia e della sua malattia

Filippo Bisciglia ha cominciato l’intervista parlando della sua infanzia. “La mia è stata una bella infanzia ma dai due ai quattro anni ho sofferto del morbo di Perthes. Mio nonno per farmi camminare mi ha costruito una specie di macchinetta con le rotelline e mi portava in giro così. Comunque sono stato fortunato perché nel mio cammino ho trovato il dottor Milella che grazie ad una cura sperimentale mi ha fatto riacquistare l’uso delle gambe e ho cominciato a camminare” ha raccontato il conduttore.

Filippo Bisciglia racconta di come ha affrontato la malattia

Durante l’intervista, Bisciglia ha ricordato un aneddoto di quel brutto periodo: “All’età di  sei anni decisi di partecipare ad una gara di corsa, avevo una piccola gamba di ferro e uno scarpone grande per riuscire a bilanciare la differenza tra gli arti. Mi ricordo ancora bene il rumore che produceva sull’asfalto, ma comunque vinsi la gara. Questa situazione che ho vissuto mi ha forgiato molto a livello caratteriale”.

 

 

 

 

 

 

 

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