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sabato, Luglio 5, 2025
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Una 14enne fa arrestare 10 affiliati del clan Polverino-Orlando: decisivo il video

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Una ragazza di 14 anni ha filmato con il suo telefonino la devastazione della casa di un suo parente da parte di alcuni camorristi, e grazie al video, fatto poi pervenire ai carabinieri dalle cugine della quattordicenne, e alla sua testimonianza, le indagini hanno potuto individuare tutti gli autori del raid e risalire ai mandanti. COme riporta il Corriere della Sera che ieri sono stati arrestati con l’accusa di violenza, furto e danneggiamento con l’aggravante della finalità mafiosa. La vicenda risale al 2017 ed è avvenuta a Quarto, paese flegreo a ridosso del territorio di Marano, dove comanda il clan camorristico che fa capo alle famiglie Polverino e Orlando. A Quarto uno dei loro uomini di maggior peso si chiama Cristoforo Candela, che si occupa soprattutto di narcotraffico rifornendo di droga gli spacciatori della zona. Accanto a lui c’è sempre un altro fedelissimo della cosca Polverino-Orlando: Antonio Agrillo.

I due hanno un grosso giro, e al loro stesso livello c’è anche Teodoro Giannuzzi, narcotrafficante direttamente collegato al clan di Marano. Nell’estate di un anno fa, in seguito a una perquisizione da parte dei carabinieri, Giannuzzi decide di diventare collaboratore di giustizia. La voce a Quarto si sparge in fretta e in molti cominciano a temere di ritrovarsi al più presto con una ordinanza di custodia cautelare sulla testa. I più preoccupati sono ovviamente Candela e Agrillo, ma a Quarto i Polverino e gli Orlando possono contare su un nutrito gruppo di alleati, e Giannuzzi ne sa abbastanza da poter creare problemi seri a ognuno di loro.

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Comincia così un’opera di dissuasione che Cristoforo Candela conduce sia in prima persona, sia affidando l’incarico ai suoi uomini più fidati. Per convincere Giannuzzi a recedere dalla propria decisione, il clan si rivolge a suo suocero, Giuseppe Di Pierno, a sua volta spacciatore di droga e cliente abituale proprio di Candela e Agrillo. Ma l’uomo dimostra di non volersi fare carico di quello che gli chiedono. In un primo momento provano a convincerlo con le buone, poi con le minacce esplicite (per indurlo a intervenire sul genero, Candela gli dice che «se mi fa prendere sette o otto anni di carcere gli mando io il messaggio, ti impicco fuori alla porta»), quindi passano alla violenza. L’episodio che più mette paura a Di Pierno arriva qualche mese dopo il pentimento di Giannuzzi.

È dicembre quando la sua casa viene bersagliata dal lancio di grossi petardi, vere e proprie bombe carta che esplodono nel giardino ma fanno comunque danni e soprattutto provocano un grande spavento. Di Pierno capisce che la prossima volta lo colpiranno direttamente e decide di rivolgersi anche lui ai carabinieri. Vengono avviate le procedure per inserirlo, insieme con i familiari, nel programma di protezione previsto per i parenti dei collaboratori di giustizia, e nel frattempo lui, la moglie e le figlie rimangono in caserma. Ed è mentre stanno ancora lì che un gruppo di uomini entra in casa loro e distrugge tutto ciò che può distruggere, porte, finestre, mobili. Le cose di valore — quattro televisori e un telefono cellulare — vengono invece portate via. Ma alla scena assiste la quattordicenne, nipote di Di Pierno, che riprende tutto con il suo cellulare. Poi invia il video alle cugine che immediatamente lo consegnano ai carabinieri. E grazie a quel video si è arrivati ieri all’arresto di Candela, Agrillo e altri otto autori della devastazione.

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