Una lite o meglio un affronto tra esponenti apicali del clan Contini stava rischiando di spaccare l’Alleanza di Secondigliano. Un diverbio degenerato che portò a un summit dove poi fu ricomposta la ‘frattura’. A raccontarlo ai magistrati è stato il superpentito Pasquale Orefice che ha rivelato di una lite avvenuta qualche anno fa tra Ettore Bosti, figlio di Patrizio, e Alfredo De Feo, ossia colui che teneva la contabilità del clan. Secondo Orefice Bosti junior avrebbe litigato in malo modo con De Feo:«Una volta in particolare Ettore Bosti figlio del Patrizio aveva litigato con Alfredo De Feo e aveva tentato di dargli uno schiaffo; è successo poco prima dell’ultimo blitz con cui è stato arrestato anche Ettore Bosti. Alfredo amministrava bene il clan, teneva sempre soldi in cassa per pagare le mesate: con lui i conti tornavano sempre perchè amministrava con estrema attenzione il clan e non faceva mai mancare gli stipendi. Ettore si arrabbiò con Alfredo perchè si lamentava che alcuni ragazzi come ‘o nannone, Ciro Contini e i Sibillo stavano facendo casini nel quartiere girando armati e compiendo reati e Ettore non lo voleva; Alfredo gli rispose che erano già bruciati e non valeva la pena di mettersi in mezzo e di andarli a cercare perchè si sarebbero rovinati da soli o anche grazie alle forze dell’ordine. Ettore non accettò la risposta e tentò di dargli uno schiaffo. Intervennero i presenti a calmare le acque come Pomatico, Carmine Botta e altri. Ettore Bosti rispose che da quel momento dovevano dare conto a lui in quanto figlio del Patrizio e Alfredo, adirato, rispose che il Patrizio era un affiliato perchè il capo era Eduardo. La sera stessa venne zia Annarella, Anna Aieta che cercava Alfredo; Alfredo andò a parlare con Aieta e le cose furono risolte».
Il summit dei Contini a ‘Sangiovanniello’
Orefice spiega inoltre che per due giorni la malavita si fermò a causa di questo litigio. Il fatto accadde tra il 2012 e il 2013 ma ben prima del maxi blitz del 2014. Secondo il pentito il litigio avvenne in uno dei cortili di via San Giovanni e Paolo, conosciuta come ‘Sangiuvanniello’. In quell’occasione Alfredo De Feo minacciò di lasciare il gruppo se il comando fosse passato in mano a ‘Ettoruccio’. Gli anziani del clan come Vincenzo Tolomelli, Antonio Grasso e Mario Pomatico chiesero di Antonio Aieta di chiamare le sorelle per vedere di risolvere la situazione:«Dopo due giorni di vuoto totale delle attività criminali in cui tutti erano in attesa andai a casa di Alfredo che mi disse che era tutto a posto».