Tassi usurari che in alcuni casi superavano il 100 per cento di interessi, con l’ombra del clan Contini di Poggioreale. L’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, culminata con il maxi blitz dello scorso settembre si era sviluppata nell’arco di diversi mesi a partire dalla denuncia di un dipendente del ministero dei Beni culturali per arrivare a risultati sorprendenti.
Ieri per uno dei ‘protagonisti’ di quella vicenda si sono aperte le porte del carcere: il tribunale del Riesame di Napoli infatti ha concesso gli arresti domiciliari ad Angelo Alfieri, un meccanico incensurato con officina a Poggioreale che, secondo la Procura, faceva da tramite e in alcuni casi provvedendo a prendersi le “rate” dal funzionario ministeriale per consegnarle ai complici. Grazie alle argomentazioni del suo difensore, l’avvocato Salvatore Impradice, Alfieri ha ottenuto i domiciliari.
Gli usurai della Stadera
Alla spalle del meccanico del quartiere per i magistrati c’era un’organizzazione, definita nell’ordinanza di custodia cautelare «gli usurai della Stadera», composta da una decina di persone con le quali collaboravano personaggi minori.
La Procura aveva chiesto per gli indagati l’applicazione dell’aggravante mafiosa, ma il gip l’ha esclusa per tutti. Sia a condurre le indagini che a eseguire i provvedimenti restrittivi sono stati i carabinieri del Nucleo operativo della compagnia Poggioreale, con il supporto dei colleghi del Nucleo investigativo di Napoli e dei Gruppi carabinieri di Napoli e di Castello di Cisterna. Le accuse nei confronti degli indagati, a seconda delle varie posizioni, erano di usura ed estorsione.
Le vittime, due fratelli: l’impiegato e un medico, caduti nelle grinfie degli strozzini secondo gli investigatori per aver condotto una vita al di sopra delle loro possibilità ma anche per notevoli perdite al gioco. «Abbiamo dato loro 9mila euro in quattro settimane, senza togliere una lira al debito», lo sfogo del primo al fratello intercettato da una microspia.