Venerdì 10 Gennaio 2003
L’agente è stato arrestato dopo le rivelazioni del pentito Tipaldi, lo stesso che ha parlato del legame con la camorra del sindaco Mauro Bertini
di MAURIZIO CERINO
MARANO – È una di quelle operazioni che nessun appartenente alle forze di polizia, qualunque essa sia, vorrebbe mai fare: comunicare ad un collega che è in stato di arresto e notificargli un provvedimento del magistrato.
Invece ieri è accaduto proprio questo: agenti della polizia si sono presentati a casa di un collega per consegnargli un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal giudice per le indagini preliminari Luigi Esposito, su richiesta del pubblico ministero della Dda, direzione distrettuale antimafia, Giuseppe Borrelli.
Un arresto con accuse che, nel caso dovessero essere provate in tutte le fasi processuali, non farebbero certo onore all’uomo che ha indossato una divisa di tutore dell’ordine. Ma tutto è ancora in fase di accertamento. Nel provvedimento del giudice vengono contestati i reati di rivelazione del segreto di ufficio e di favoreggiamento, aggravati, in base dall’articolo sette della legge antimafia, per avere aiutato, «con i suoi comportamenti contrari ai doveri di ufficio, personaggi appartenenti a un sodalizio di criminalità organizzata».
Bocche cucite in Questura dove, fino alla tarda serata di ieri, la notizia, che pur circolava con insistenza, non è stata confermata in alcun modo. Superate le 21, quando ulteriori indiscrezioni si erano aggiunte, c’è stata la conferma ufficiale dell’avvenuto arresto, e nulla di più. Nè particolari e nessun commento.
Dal tipo di contestazioni si può intuire che il poliziotto, un sovrintendente negli ultimi tempi in forza al commissariato di Montecalvario, avrebbe avuto frequenti contatti «non professionali» con persone appartenenti o che comunque erano considerate «gravitanti» nell’orbita di uno dei clan della camorra napoletana. Fin qui non vi sarebbe reato, se non un comportamento eticamente non consono al lavoro svolto. Ma alle supposizioni investigative si sono aggiunte, in un secondo momento, dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, appartenente al gruppo di Marano, ex Nuvoletta. Il pentito, Massimo Tipaldi, avrebbe dichiarato che molte informazioni «coperte» giungevano da un poliziotto. In particolare il collaboratore ha raccontato agli inquirenti di aver saputo da un altro degli affiliati, successivamente ucciso, che il poliziotto avrebbe rivelato a un killer del clan, probabilmente latitante per l’ordinanza relativa all’omicidio del giornalista Giancarlo Siani, l’esistenza di provvedimenti a carico e di altri componenti del clan.
Tutto è ovviamente da dimostrare, perchè l’inchiesta è nella fase preliminare. Le esigenze cautelari sono motivate dalla possibilità che l’indagato potrebbe altrimenti avere nell’inquinare prove o ripetere il reato. L’accusa è di «favoreggiamento aggravato»: di avere fornito notizie riservate a un appartenente a un clan. Toccherà al difensore del poliziotto, l’avvocato Pisani, smontare le tesi accusatorie. Il poliziotto è rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
IL MATTINO 10 GENNAIO 2003