La rassegna stampa di martedì 14 novembre ci offre alcuni spunti interessanti per ragionare intorno a nuovi possibili scenari di sviluppo per Napoli. L’articolo di Ernesto Paolozzi su Repubblica “La grande occasione dei centri storici” si sofferma sull’idea, contenuta nella finanziaria, di istituire una zona franca per il centro storico della città di Napoli considerandola come un nuovo modo di impostare la questione meridionale. Dal canto suo, il Corriere del Mezzogiorno pubblica un’intervista al ministro Nicolais che propone l’istituzione di una seconda zona franca, individuabile nell’area orientale. Qui il Ministro precisa che le istituzioni locali dovranno fare la loro parte, e dovranno agire con “velocità e pragmatismo” per cogliere bene l’operazione “zona franca” avviata dalla finanziaria ma sottoposta al giudizio e al finanziamento di Bruxelles. Intanto Il Mattino ci riporta un articolo di Salvo Sapio dove si racconta di un interessante workshop internazionale sui beni culturali tenutosi a Bacoli dopo una settimana di convegni, dibattiti e tavole rotonde organizzato dalla Facoltà di Architettura della Federico II in collaborazione con Regione Campania e Comuni di Quarto, Pozzuoli, Monte di Procida e Bacoli nel quale docenti e studenti di sei Università nazionali e internazionali hanno presentato una serie di progetti per i Campi Flegrei. Infine, l’articolo di Carlo Trigilia sulla prima pagina del Sole 24-Ore dal titolo “Nel governo delle città emergenze sempre dimenticate” sottolineando l’immobilismo delle istituzioni si chiede “Perché le istituzioni pubbliche si curano poco delle città?”. Trigilia sostiene che puntare sulla qualità urbana non è solo questione di fondi, ma richiede una politica forte, non afflitta da continue esigenze di mediazione tra partiti diversi, capace di sfidare l’impopolarità a breve per conquistare sostegno a più lungo termine. Ma questo è proprio ciò che manca di più nella nostra politica nazionale e locale. Trigilia conclude il suo articolo richiamando l’urgenza di infrangere il tabù, diffuso nella nostra cultura politica, che considera la concorrenza inconciliabile con la logica di funzionamento del sistema pubblico.
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