L’UCCISIONE DEL RAPINATORE-BABY A NAPOLI
NAPOLI – L’autopsia eseguita ieri sul cadavere di Salvatore, il ragazzo di 13 anni rimasto ucciso da un poliziotto dopo un tentativo di rapina nel Rione Scampia a Napoli, non placa le polemiche attorno a una vicenda che ha sollecitato anche l’intervento, e la pietà, del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Accusa, la madre e i legali della famiglia del ragazzo, e difesa, quella del diciannovenne poliziotto indagato per eccesso colposo di difesa, polemizzano a colpi di dichiarazioni. Intanto si svolgeranno oggi alle 11 nella chiesa Maria Santissima Annunziata nel quartiere Miano di Napoli, i funerali del ragazzo che, secondo i legali dell’agente di polizia, al momento della rapina avrebbe avuto un coltello con sé. La presenza di una lama da dieci centimetri, che sarebbe stata trovata nella tasca dei pantaloni della tuta indossati dal tredicenne è stata denunciata dal consulente di parte nominato dal collegio legale del poliziotto, e confermata dalla questura. Una circostanza che non è l’unica a caratterizzare la querelle tra accusa e difesa. Nella disputa, che solo l’indagine della magistratura chiarirà definitivamente magari dopo aver disposto tra qualche giorno l’effettuazione di un incidente probatorio sul luogo della tragedia, si inserisce anche il legale dell’altro ragazzo coinvolto nella tragica rapina. Lucia Cavallo, avvocato di Thomas il diciassettenne ferito che era insieme a Salvatore, contesa che il suo assistito, così come hanno sostenuto i legali del poliziotto, abbia mai pronunciato la frase «Sparagli, sparagli». «Il ragazzo – ha detto l’avvocato Cavallo – chiarirà nelle sedi opportune la ricostruzione di quella vicenda, ma d’altro canto l’indagato (il poliziotto, ndr ) può avere il diritto di mentire».