venerdì, Agosto 15, 2025
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L’ADDIO DEL QUARTIERE A SALVATORE, UCCISO DA MILLE PROMESSE

(ANSA) – NAPOLI, 7 GEN




– ”Salvatore assassinato da mille promesse, da mille assassini”: l’addio al tredicenne ucciso da un poliziotto durante un tentativo di rapina e’ affidato a queste parole scritte con un pennarello su un cartellone attaccato al cancello della chiesa Maria Santissima Assunta di Miano. Proprio di fronte, lo stesso striscione esposto ieri allo stadio San Paolo ”Per sempre nei nostri cuori, addio Salvatore”. In centinaia hanno atteso sul sagrato il furgone funebre che prima dei funerali ha portato la bara nelle strade dei quartieri di periferia dove il ragazzo ha vissuto la sua breve vita: da Secondigliano a Miano, con una sosta nel rione 167, quello che per molti e’ il Bronx della citta’. Cosi’ hanno voluto i familiari affinche’ tutti potessero dare l’ultimo saluto a Salvatore. Fuori alla chiesa, corone di fiori bianchi e tanti palloncini dello stesso colore scossi dal vento e battuti dalla pioggia, legati alle piante all’ingresso della parrocchia. La bara, anch’essa bianca, e’ stata portata in spalla davanti all’altare poco dopo mezzogiorno dagli amici di Totore, come lo chiamavano i ragazzi del quartiere: sul feretro la famiglia ha sistemato un pallone ed una macchinina, quasi fossero l’ultimo regalo della Befana per Salvatore. Il parroco, don Francesco Minervino, ha affidato a Dio l’anima di Salvatore e nella sua omelia ha pregato perche’ le periferie degradate e i quartieri di Miano e Secondigliano possano risollevarsi: ”Non dobbiamo avere paura delle tante situazioni che ci tengono prigionieri – ha detto il sacerdote – In questi quartieri il bene e’ imprigionato e noi non sappiamo piu’ chiedere perdono”. La bara e’ stata salutata da un lungo applauso spezzato dalle grida della madre e delle altre donne della famiglia. Tra la folla, assiepata all’esterno della chiesa, rassegnazione, senso di impotenza e la difesa ad oltranza dell’immagine di Salvatore da parte dei familiari:”Quanti altri tredicenni morti ammazzati ci saranno in questo quartiere dimenticato dallo Stato e da Dio?”, chiede un parente di Salvatore. ”Non voglio giustificare il gesto del bambino, che ha sbagliato, ma lui e’ solo la povera, e tra un po’ anche anonima, vittima di un sistema – aggiunge l’uomo – Perche’ i riflettori si accendono su di noi solo quando accadono queste tragedie. Ho visto Salvatore a terra, la polizia lo aveva perquisito e lui non aveva nulla in tasca. Ora invece spunta la storia che aveva un coltello: che cosa vogliono dimostrare? Che il bambino era gia’ un delinquente abituale?”. La gente del quartiere ce l’ha con chi ha sparato: ”Non so quale sia la verita’ – dice un commerciante della zona – La conosce solo il poliziotto. Se tutto e’ successo all’improvviso, possiamo solo piangere. Ma se l’agente ha avuto qualche istante per riflettere, secondo noi si e’ sporcato solo le mani ed e’ un assassino”. C’e’ anche l’assessore alle Periferie del Comune di Napoli, Paride Caputi che difende l’impegno dell’amministrazione per aiutare i quartieri di periferia: ”Questa e’ una tragedia per entrambe le famiglie, quella di Salvatore e quella del poliziotto. Qui ci vuole piu’ sorveglianza, ma l’uso delle telecamere non basta in zone come questa, in cui la vera prevenzione non puo’ essere l’occhio occulto. Bisogna creare spazi di aggregazione e socializzazione e in questo l’amministrazione si sta impegnando molto”.




(ANSA).
07/01/2003 15:59