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sabato, Giugno 28, 2025
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Calenzano, l’operaio napoletano Vincenzo Martinelli entrato 5 minuti prima dell’esplosione

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Sono stati ritrovati due dei tre dispersi nell’esplosione al sito Eni di Calenzano. Da quanto appreso sarebbero stati ritrovati nell’area della pensilina dell’area di carico. Salgono a quattro le vittime accertate. Da quanto appreso i due cadaveri sarebbero stati ritrovati nel corso delle operazioni propedeutiche all’avvio delle ricerche dei dispersi. La lista delle trentacinque persone che erano entrate nel sito Eni di Calenzano è l’elenco di un dramma che ora dopo ora spegne le speranze su ognuna di quelli che mancano all’appello. Due corpi finora sono stati ritrovati mentre altri tre uomini, irrintracciabili, sono molto probabilmente ancora tra le macerie di ciò che resta di quella esplosione.
Il primo ad essere stato identificato è Vincenzo Martinelli, 51 anni, residente a Prato e originario di Napoli: aveva due figlie ed era autista di autocisterne.

Il dramma di Calenzano

Forse l’altra vittima, sessantenne, era invece di Bientina, una cittadina del Pisano.
Come loro, altri colleghi sul proprio autocarro stavano facendo rifornimento in mattinata per ripartire e cominciare la giornata. È per questo che quella di Calenzano rischia di essere ricordata come la strage degli autotrasportatori. Nella lista ci sono anche altri camionisti originari di mezza Italia, da Catania a Novara, fino a Matera ed hanno tra i quarantacinque e i sessantadue anni.

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Chi era Vincenzo Martinelli

Il 53enne, ricordato dai colleghi dell’azienda Bt Transport come “una persona perbene e un gran lavoratore”, era divorziato e aveva due figlie, una di 17 anni e l’altra di 19. L’ingresso dell’uomo era stato registrato cinque minuti prima che avvenisse la deflagrazione all’interno della struttura.

Sul profilo social si «accumulano» testimonianze. «Caro Vincenzo un abbraccio — scrive un suo amico —. Mi mancheranno le nostre conversazioni serali quando ti trovavo al circolo Favini . Che tu possa trovare un po’ di pace». Un altro amico dice: «Ciao amico mio… grazie per tutto quello che hai fatto per me… ti porterò sempre nel mio cuore!». Una ragazza scrive: «Vincenzo non ci posso ancora credere… riposa in pace, ti mando un abbraccio ovunque tu sia». E infine una considerazione che fa un altro amico di Vincenzo: «Non si può morire così. Buon viaggio, caro».

Un’altra persona lo ricorda così: «Hai fatto parte per un breve ma intenso periodo della mia vita: abbiamo condiviso serate in casa a chiederci cosa mangiare e partite interminabili a carte, al “Botteghino” a bere birra e guardare le partite di calcio… ora potrai riabbracciare il tuo caro papà e vegliare da lassù le tue “bambine”… fai un bel viaggio, sempre col sorriso stampato».

Corso, l’autista di Catania

Carmelo Corso — ufficialmente disperso — è invece entrato nel deposito Eni appena quattro minuti prima che avvenisse l’esplosione: il suo ingresso come visitatore è stato registrato alle 10,16 e 20 secondi.

I parenti delle vittime

Al Comune di Calenzano in serata sono arrivati i primi parenti dei dispersi, accolti da un supporto psicologico. I familiari si sono rivolti al sindaco Giuseppe Carovani sperando ancora che i loro congiunti fossero vivi.
«Mi hanno detto che anche domani (oggi per chi legge, ndr) torneranno e noi saremo qua per aiutarli», dice il primo cittadino.

Sciopero e assemblea alla raffineria Eni di Livorno

A seguito della tragica esplosione di ieri nel deposito Eni di Calenzano, è stato proclamato oggi uno sciopero di due ore con assemblea e presidio davanti alla raffineria Eni di Livorno, da Fim Fiom Uilm di Livorno e il Coordinamento Rsu delle ditte dell’indotto Eni. Almeno 500 lavoratori da stamani alle 8.30 si sono riuniti in assemblea davanti ai cancelli della raffineria Eni. “Lo sgomento – dicono i sindacati – è per quei lavoratori e per le loro famiglie, questa è una guerra silenziosa che sembra non finire mai e suscita interesse sempre solo dopo tragedie come questa. La rabbia perché non si può morire lavorando”.

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