Stamattina il personale della Polizia di Stato della Questura di Napoli e del Servizio
Centrale Anticrimine ha dato esecuzione al decreto applicativo della misura di prevenzione
dell’amministrazione giudiziaria, emesso dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione il 13 ottobre 2025 nei confronti della Juve Stabia, con sede legale in Castellammare di Stabia.
Il provvedimento è stato adottato su proposta congiunta del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Mellillo, del Procuratore di Napoli Nicola Gratteri e del Questore di Napoli Maurizio Agricola, a seguito di un’articolata attività investigativa e di analisi patrimoniale che ha consentito di accertare un sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società calcistica da parte del clan D’Alessandro.
La misura dell’amministrazione giudiziaria, di natura non ablativa, è finalizzata, al ripristino della legalità e della trasparenza gestionale, interrompendo il circuito di agevolazione mafiosa, di fatto instauratosi e restituendo alla società condizioni di autonomia, correttezza e regolarità operativa.
Il video del blitz
Le dichiarazioni dei pentiti
Le indagini, confortate anche da convergenti contributi dichiarativi di collaboratori di giustizia e dagli esiti delle registrazioni di alcuni colloqui in carcere di detenuti in regime di 41 bis, tra l’altro anche del clan Cesarano, hanno riscontrato come la gestione di numerosi servizi connessi allo svolgimento delle competizioni sportive della squadra sia stata, nel tempo e contestualmente, affidata a imprese e soggetti con profili di contiguità al clan D’Alessandro – nei settori strategici della sicurezza, del ticketing, della bouvetteria, delle pulizie e dei servizi sanitari, nonché, fino al 2024, del trasporto della prima squadra – configurandosi di conseguenza un oggettivo sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società.
Le falle sulla sicurezza
La compagine calcistica, nel suo attuale assetto societario e proprietario, è subentrata in relazioni economiche di antica data, che sin dall’origine si sono rivelate sottoposte al condizionamento di presenze e interessi mafiosi e rispetto alle quali non si è dotata di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione.
È quanto emerso, per esempio, nel nevralgico settore della gestione della sicurezza e dello stewarding, dove l’assenza di rigorosi strumenti di verifica e garanzia dei soggetti economici contraenti, cui è affidato il servizio, ha condizionato la gestione, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, degli eventi sportivi.
Tale circostanza è risultata palesemente dalle specifiche verifiche compiute nel corso degli
accertamenti, allorquando, in occasione della partita Juve Stabia – Bari dello scorso 9 febbraio 2025, personale del Commissariato di Castellammare di Stabia ha verificato che ai tornelli di accesso alla Curva San Marco dello Stadio Menti, riservato ai tifosi locali, era presente con ruolo attivo al filtraggio, accanto al personale steward, un esponente del tifo organizzato già colpito da Daspo.
Biglietti venduti ai pregiudicati del clan D’Alessandro
Con riferimento al servizio di ticketing, le indagini hanno portato alla luce una prassi diffusa e quantomeno potenzialmente idonea – attraverso punti vendita analogamente compromessi e rilascio di biglietti con dati anagrafici alterati – a consentire l’accesso allo stadio di soggetti pregiudicati e colpiti da Daspo molti dei quali contigui al clan D’Alessandro.
Infiltrazione del clan nella tifoseria
È emersa infatti la diffusa infiltrazione da parte del clan nella tifoseria organizzata locale, come evidenzia il corposo lavoro di analisi delle presenze certificate allo stadio, nonché dai numerosi provvedimenti di divieto di accesso allo stadio, anche fuori contesto, emessi nel corso della stagione calcistica trascorsa.
In questo periodo sono stati emessi 22 divieti di accesso fuori dal contesto di episodi violenti in occasione di gare calcistiche, relativi ad altrettanti pregiudicati appartenenti o contigui al clan, alcuni con ruoli di promozione del tifo organizzato, mentre 16 divieti sono stati emessi in occasione di episodi violenti durante le partite.
La festa della Juve Stabia
La saldatura tra gli esponenti del tifo organizzato, già appartenenti o contigui a compagini criminali locali, e la comunità stabiese si è manifestata secondo tipiche modalità di condizionamento mafioso, nell’evento organizzato a Castellammare di Stabia lo scorso 29 maggio, per celebrare la conclusione dell’ottima stagione calcistica della squadra. Circostanza nella quale i rappresentanti dei tre gruppi ultras della tifoseria, alcuni colpiti da Daspo e con profili di contiguità criminale, si sono proposti pubblicamente sul palco con vertici della società di calcio, autorità civili e istituzioni pubbliche.
I condizionamenti sulle giovanili
Non da ultimo, presentano significativi indici di condizionamento le scelte operate dalla società calcistica in ordine ai responsabili del settore tecnico giovanile, uno dei quali già destinatario di provvedimenti ad opera della giustizia sportiva, attestanti radicate e consolidate relazioni con il clan.
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