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Camorra di Bagnoli, la moglie del boss Esposito a capo del clan quando il marito era detenuto

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Maria Matilde Nappi non era una subalterna a Massimiliano Esposito, anzi, era una donna e una moglie dello stesso peso criminale del boss di Bagnoli. Così la 50enne è stata descritta dall’ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Durante la detenzione ai domiciliari del capoclan, detto ‘o scognato, Nappi avrebbe preso in mano l’organizzazione dando ordini agli affiliati e gestendo i giri di droga e armi. Inoltre i figli della coppia, Massimiliano jr e Cristian, avrebbero attuato le direttive dei genitori.

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La lite della moglie del boss Esposito e l’affiliato

Nel novembre 2020 la donna-boss avrebbe saputo che l’ex affiliato e oggi pentito, Aboumouslim Yuseff, avrebbe noleggiato un’Audi Q5, mandata poi a Frosinone, senza l’autorizzazione della donna.

Per l’episodio dell’Audi Yuseff si sarebbe arrabbiato perché non avrebbe mai dovuto chiedere l’autorizzazione della donna poiché avrebbe sempre agito per il boss di Bagnoli. Inoltre proprio Esposito gli avrebbe detto: “Agli appartenenti degli altri gruppi che se non c’era lui potevano parlare con me“.

Nell’interrogatorio del marzo 2021 Yuseff, riconoscendo in foto ‘o scognato, lo indica come il capoclan aggiungendo che: “Se non fosse stato per certi atteggiamenti della moglie Maria Matilde Nappi, Massimiliano Esposito secondo me sarebbe il capo indiscusso di tutta la Campania“.

Il pentito della mala flegrea sostiene che la 50enne non avrebbe voluto raggiungere un accordo con il boss Alessandro Giannelli (non indagato nell’ultima inchiesta anticamorra n.d.r) dopo la scarcerazione avvenuta tra il 2014-2015. Il ras di Cavalleggeri si sarebbe impegnato a dare 5000 euro al mese alla 50enne quando si sarebbe recata ai colloqui dal marito purché si ritirasse.

Il blitz contro il clan Esposito

Ieri mattina la Polizia di Stato di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli nei confronti di 13 esponenti del clan Esposito-Nappi, egemone nei quartieri di Bagnoli, Agnano e nelle aree limitrofe

Gli indagati risultano gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione di stampo mafioso, detenzione a fini di spaccio di droga, detenzione di armi, comuni e clandestine, e porto il luogo pubblico delle stesse, ricettazione e favoreggiamento personale, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Il legame con il clan Licciardi

Le indagini hanno documentato come il clan fosse in grado di gestire le principali attività delittuose nella zona di influenza criminale sotto l’egida dell’Alleanza di Secondigliano in virtù di radicati rapporti che legano alcuni dei suoi principali esponenti di vertice del clan Licciardi.

In una continua alternanza di alleanze e guerre con i gruppi criminali nemici nella lotta per il predominio territoriale nell’area flegrea, il clan Esposito-Nappi ha gestito una ricca attività di spaccio di hashish curandone le fasi dall’approvvigionamento fino alla vendita al dettaglio.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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