C’è una regola non scritta nella malavita. Un preciso comandamento che si tramanda di generazione in generazione e che palesemente accettato da tutti: i figli dei boss non si toccano. Non si possono uccidere. Questo precetto fa capolino anche nell’ordinanza di custodia cautelare che questa mattina ha inferto un duro colpo al clan Licciardi e ai ras del ‘nuovo corso’ della Masseria Cardone. Gli investigatori captano un’intercettazione ambientale tra Salvatore Sapio, nipote del reggente Paolo Abbatiello, e un altro degli arrestati. I due, non sapendo di essere intercettati, parlano apertamente dell’organigramma del clan e di un ‘problema’ sorto con i ‘gemellini’, ossia i figli di Assunta Licciardi, sorella di Maria, fratelli di Vincenzo Esposito ‘o principino. Si tratta del nipote prediletto di Maria Licciardi il cui omicidio diede il via alla famosissima faida del principino (leggi qui l’articolo). E’ Sapio a raccontare al suo interlocutore dei problemi sorti a causa dei due ragazzi definiti ‘due teste calde’:«Dicono che danno troppo di testa, non ragionano sopra a certe cose!Loro li picchiarono..gli diedero torto, anche la famiglia!». Sapio parla in particolare di un problema sorto qualche tempo prima e che a difenderli era addirittura intervenuto un boss del calibro di Francesco Mallardo:«Erano i figli dei principi, la mamma fa Licciardi e comunque dovette scendere Ciccio Mallardo». Significativo il commento reso, secondo i due, da Mallardo sui gemelli:«Disse questi sono sempre i nipoti di mio fratello e non si possono uccidere… disse non vi scordate chi tocca a questi… questi qui sono della famiglia… dovette dire hai capito?». Sapio racconta che Paolo Abbatiello gli rivelò che le persone che avevano avuto il litigio con i gemellini avevano ragione ma questi, facendo parte della famiglia di sangue dei Licciardi, non potevano essere puniti:«Non è che tu ti puoi permettere che tu lo tieni e poi, se tu lo tieni, lo tieni ma non è che hai sempre ragione».
Il blitz contro i Licciardi: svelati i nomi dei nuovi reggenti
Stanotte i carabinieri dei Nucleo Investigativo di Napoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere nei confronti di 19 persone, di cui 5 già detenute per altra causa tra cui il capo clan, e altre due sono finite agli arresti domiciliari. Il provvedimento è stato emesso dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, retta da Nicola Gratteri, nei confronti di 21 persone accusate – a vario titolo – di associazione di tipo mafioso, estorsioni, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, ricettazione ed evasione, reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
Le indagini contro l’Alleanza di Secondigliano
Alla conferenza stampa tenuta stamattina in Procura hanno preso parte il procuratore Gratteri, il procuratore aggiunto Sergio Amato, il generale Biagio Storniolo, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, e il tenente colonnello Antonio Bagarolo, comandante del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli.
Le articolate indagini sviluppate – tra il 2022 e il 2023 – dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Napoli, anche mediante massive attività tecniche, e coordinate dalla DDA di Napoli hanno svelato i segreti della mala napoletana.
E’ stata documentata l’operatività del clan Licciardi e dei gruppi criminali ad esso associati, facenti parte del potente cartello dell’Alleanza di Secondigliano. Inoltre è stato delineato l’organigramma e i ruoli degli affiliati.
Un clan che terrorizza
Scoperta la commissione di diverse estorsioni contro i commercianti, di soggetti dediti alle truffe informatiche, nei cui confronti il clan ha rivendicato parte dei proventi illeciti, e di un’occupante abusiva di un alloggio popolare, costretta a versare 16mila euro per continuare ad abitare nella casa.
Gli indagati, mediante la forza intimidatrice camorristica, si sono più volte adoperati a recuperare illecitamente i crediti di terzi soggetti, su richiesta di quest’ultimi, che talvolta sono risultati estranei ai circuiti criminali.
Clan Licciardi, vecchi e nuovi capi
L’indagine fotografa sostanzialmente le dinamiche e le relazioni della famiglia Licciardi a seguito dell’arresto del capo famiglia Maria Licciardi, avvenuto il 7 agosto 2021, e l’uscita dal carcere del luogotenente Paolo Abbatiello avvenuta il 10 luglio 2021. Il Nucleo Investigativo carabinieri di Napoli, nel corso dell’indagine, ha documentato la struttura verticistica della famiglia Licciardi e la reggenza del clan affidata ad Abbatiello. Dal mese di marzo 2022 sono iniziate le operazioni di monitoraggio di Luigi Esposito, personaggio legato fortemente ad Abbatiello, al quale era stato affidato un ruolo operativo all’interno della famiglia.
Dal monitoraggio di Esposito emergeva inoltre la figura del nipote Giovanni Strazzullo, quest’ultimo risultava fondamentale per l’acquisizione di informazioni in merito alle dinamiche associative del gruppo criminale denominato abbasc Miano, che vedeva come capo Matteo Balzano, allo stato detenuto, e i conseguenziali rapporti di forza creatisi all’interno del rione Don Guanella con il clan Licciardi.

