Controllavano lo spaccio di droga a Caivano e nel Casertano, arrestata la banda. Stamattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare tra la provincia di Caserta e Caivano. Provvedimento emesso dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea. Cinque persone sono finite agli arresti domiciliari poichè ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
I provvedimenti restrittivi costituiscono il risultato di un’attività investigativa anti droga, condotta attraverso un’ampia piattaforma tecnica e mirati servizi di osservazione a riscontro. L’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, avviata nel luglio 2017, che ha consentito di contestare gli indagati.
I NOMI DEGLI ARRESTATI: ACCUSATI DI SPACCIO DI DROGA
Il 27enne Antonio e il 29enne Stefano Esposito, nonostante lo stato detentivo, riuscivano a acquistare ingenti quantitativi di droga come cocaina, hashish e marijuana. Dopodiché fornivano ad altri gestori di piazze di spaccio in Caserta e Casagiove.
Il 29enne Nicola Fiano e il 34enne Pietro Martucci, oltre a dirigere le piazze di spaccio ed i relativi guadagni si occupavano, in prima persona, dell’approvvigionamento dello stupefacente in Caivano, negoziando le quantità e il prezzo.
In particolare Fiano nascondeva per conto della famiglia Vasapollo, articolazione del Clan Sautto–Ciccarelli, ingenti quantitativi di stupefacenti presso la propria abitazione. Nel gennaio del 2018 venne arrestato poiché trovato in possesso di mezzo chilo di marijuana. Il 26enne Morris Dattolo era l’incaricato del ritiro e del trasporto delle partite di droga. Successivamente spacciate anche all’interno del bar gestito all’epoca da Fiano.
IL BLITZ A MARANO
Gestivano il business della droga con piazze di spaccio statiche e dinamiche. I carabinieri arrestano 14 persone per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Una di queste favorì la latitanza di un soggetto di spicco del clan “Orlando”
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