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venerdì, Aprile 19, 2024
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Colpo al ‘professore’ del clan di camorra, sequestro da 1 milione di euro

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Personale della Divisione Anticrimine della Questura di Caserta e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta ha dato esecuzione al decreto di sequestro di prevenzione emesso dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere (CE) – Sezione per l’applicazione di misure di prevenzione, su proposta avanzata dal Questore di Caserta, nei confronti di Roberto Trombetta, nato a Casagiove (CE) il 18 settembre 1964, (allo stato detenuto), di professione insegnante, ritenuto appartenente alla consorteria criminale attiva nell’area di Marcianise e zone limitrofe, denominata clan Belforte o Mazzacane.
In particolare, con il provvedimento anzidetto è stato disposto il sequestro di sei fabbricati, siti in Marcianise (CE), nonché di diversi rapporti finanziari, nella disponibilità del Trombetta e del suo nucleo familiare, per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro.

L’esecuzione del sequestro dei beni rappresenta l’epilogo della complessa e articolata attività investigativa che ha permesso di ricostruire gli asset patrimoniali e finanziari nella disponibilità, diretta e indiretta (tramite i suoi familiari), del Trombetta, acquisiti con i proventi delle attività illecite commesse nel tempo.

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Infatti, il succitato è stato condannato – con sentenza del 28 febbraio 2014 – dal Tribunale di Santa Maria C.V., alla pena di anni 4 di reclusione, per estorsione continuata e aggravata dalla metodologia mafiosa e, da ultimo, raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere, in data 17 aprile 2016, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, in qualità di partecipe al “clan Belforte”, nonché per numerosi episodi di usura e di estorsione aggravati sempre dal metodo mafioso.

Diversi sono stati i diversi collaboratori di giustizia che hanno concordemente indicato il Trombetta come persona che non solo era a disposizione del clan, raccoglieva tangenti e curava i rapporti con politici e imprenditori, ma che scontava assegni postdatati con il supporto del boss Salvatore Belforte, lucrandone una rilevante quota di interessi (pari al 3-4 % mensile).

Le attività investigative svolte hanno, quindi, complessivamente dimostrato come Trombetta abbia tratto vantaggio, negli anni, dalla collusione con il “clan Belforte”, beneficiando di una cospicua ricchezza da ritenersi all’origine inquinata e, pertanto, sottoponibile a sequestro di prevenzione.

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