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giovedì, Aprile 25, 2024
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Morte di Cosimo Di Lauro, funerali top secret per il primogenito del boss

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Saranno esequie top secret quelle per l’ultimo addio di Cosimo Di Lauro, il primogenito del capoclan di Secondigliano Paolo Di Lauro. Come anticipato da Internapoli (leggi qui l’articolo) la Questura ha vietato le esequie del boss morto nel carcere di Opera a Milano lunedì scorso all’alba. L’obiettivo è quello di evitare la circolazione di informazioni relative all’ultimo saluto al boss. Alla cerimonia parteciperà probabilmente solo la mamma Luisa D’Avanzo e il fratello piccolo di Cosimo, l’unico ancora incensurato. Tutti gli altri fratelli, infatti, o sono in carcere o comunque per ragioni di sicurezza non potranno assistere al funerale essendo pregiudicati e avendo avuto precedenti con la giustizia. La gestione di Cosimo- molto differente dal padre e ben lontano da quel profilo basso del genitore- ha portato il clan ad avere la peggio nella faida, avendo fatto in modo di aumentare le tensioni interne, togliendo potere alla vecchia guardia, ai fedelissimi del padre, per darne ai giovani. Cosimo Di Lauro fu arrestato nel gennaio 2005 in un maxi blitz al Terzo Mondo. Da allora carcere duro per il primogenito del capoclan, esperienza che deve averlo segnato profondamente come riportato dal suo legale storico, Saverio Senese (leggi qui l’articolo).

Il racconto del legale di Cosimo Di Lauro

Assente. Con uno sguardo perso nel vuoto. Come se non gli importasse più nulla. Questa la ‘fotografia’ degli ultimi anni di vita di Cosimo Di Lauro, deceduto questa mattina a soli 49 anni nel carcere milanese di Opera. A raccontare alla redazione di Internapoli.it l’ultimo colloquio avuto con il primogenito del boss Paolo Di Lauro è Saverio Senese, storico difensore di ‘F1’. Il penalista ricorda l’ultimo incontro con Di Lauro:«Era il 2019 e ricordo che cercavo in tutti modi di farlo venire in udienza per rilasciare dichiarazioni. Ricordo che in quell’occasione mi inviò una lettera ma all’interno non vi era scritto nulla. Volevo aiutarlo e gli feci capire che con i suoi silenzi, la sua ‘assenza’ non mi permetteva di farlo. Ricordo quegli occhi, spenti, inespressivi, era trasandato, in pratica non sembrava più lui. Ad un certo punto ricordo che mentre parlavo mi guardò fisso negli occhi, si alzò e si voltò con uno scatto lasciando la sala colloqui. Rimasi di sasso». Un’immagine lontana anni luce dalla figura spavalda che quasi cercava l’obiettivo dei fotografi quando fu arrestato in un maxi blitz al rione dei fiori nel 2005.

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L’indagine sulla morte di Cosimo Di Lauro

L’avvocato cercherà in queste ore di sapere anche quando sarà dissequestrata la salma per poter svolgere i funerali, funerali che dovrebbero svolgersi in forma privata. Questo perchè la Procura di Milano ha disposto l’autopsia e una consulenza medico legale e tossicologica per chiarire non solo le cause della morte di Di Lauro ma anche le condizioni in cui si trovava detenuto. L’ipotesi di reato nel fascicolo di inchiesta è quella di omicidio colposo a carico di ignoti, atto “prudenziale” necessario per poter svolgere tutti gli accertamenti del caso. La comunicazione all’avvocato Senese è giunta per via pec con un comunicato stringato come confermato dal penalista:«Poche righe per informarmi che il mio assistito era morto. Non lo vedevo da quell’ultimo nostro colloquio ma da quel che so in tutto questo periodo ha continuato a vivere come se non gli importasse più di nulla, assente, come se fosse lontano da tutto e tutti. Da quel che mi dicono da tempo non aveva nemmeno colloqui con la madre. Nonostante le difficoltà ho continuato a difenderlo per un dovere di correttezza professionale. Un udienza era prevista per fine mese».

Il profilo di Cosimo Di Lauro

‘Il principe’, ‘The designer don’. Cosimo Di Lauro, classe 1973, nella galassia del crimine organizzato di Napoli si era guadagnato un posto di primo piano ben prima di diventare il reggente dell’omonimo clan nel periodo in cui il quartiere di Scampia entrò nelle cronache internazionali per la cruenta lotta tra cosche legata al controllo di quella che era la piazza di spaccio più grande d’Europa. Il primo soprannome glielo avevano regalato i cronisti, anche perché era il primogenito di Paolo Di Lauro, detto ‘Ciruzzo ‘o milionario’, capoclan di quel quartiere dell’area Nord di Napoli che aveva creato un impero sullo spaccio di droga grazie ai suoi contatti nella penisola iberica che gli assicuravano fiumi di stupefacenti per alimentare la sua rete di pusher. Il secondo era legato alla sua passione per abiti, accessori e oggetti firmati e vistosi. Quando Paolo Di Lauro divenne latitante, nel settembre 2002, la gestione della cosca passò naturalmente nelle mani di Cosimo, che centralizzo’ sempre di più l’affare droga, uno di quelli più redditizi del gruppo criminale, delegando nelle mani dei capi piazza il commercio al minuto in cambio del pagamento ai Di Lauro di una ‘tassa’. A lui, secondo più di un pentito, si deve anche una epurazione interna, liquidando a colpo di agguati vecchi affiliati e sostituendoli con elementi più giovani e più violenti a lui fedeli.

 

 

 

 

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