13.6 C
Napoli
giovedì, Marzo 28, 2024
PUBBLICITÀ

«Voleva prendersi il quartiere», il boss ucciso per la sua smania di potere

PUBBLICITÀ

Un attacco preventivo. Prima che i nemici potessero conquistare il quartiere. Questo il movente dell’omicidio di Patrizio Reale raccontato dal collaboratore di giustizia Umberto D’Amico ‘o lion, proprio lui che ha fatto nomi e cognomi di mandanti ed esecutori materiali del delitto (leggi qui l’articolo precedente). Nei mesi scorsi gli uomini della squadra mobile hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari Giovanna Cervo presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di GennaroLuigi e Salvatore D’Amico e per Armando De Maio e Ciro Ciriello. Un altro provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale per i minorenni di Napoli, è stato eseguito nei confronti di un altro indagato, all’epoca dei fatti, non ancora maggiorenne. Secondo la ricostruzione di ‘o lion e di quella di altri collaboratori di giustizia i ‘Gennarella’ (soprannome con cui vengono identificati i D’Amico di San Giovanni a Teduccio) penetrarono nel cortile di un palazzo sicuri di trovare ‘Patriziotto’ che fu colpito a morte mentre un altro affiliato che era in sua compagnia, Giovanni Nocerino, rimase ferito.

Il contesto in cui maturò l’omicidio: le ambizioni dei Reale e dei D’Amico

D’Amico ha spiegato che i Reale stavano diventando sempre più forti e che il suo gruppo temeva che prima o poi Patrizio Reale potesse affermare il dominio della sua famiglia sul quartiere. Da lì la decisione di ucciderlo:«L’omicidio è avvenuto verso ottobre, prima o dopo il compleanno di Gesualdo Sartori. Erano fuori tutti e tre i fratelli D’Amico, Gennaro, Luigi E Salvatore. Quando uscì Patrizio Reale dal carcere ci fu un periodo nel quale ci rispettavamo. Ognuno gestiva le proprie cose, nel senso che San Giovanni era nostro e i Reale si gestivano la propria piazza di spaccio. La pace è durata per circa tre o quattro mesi. Dei REALE erano liberi Reale Antonio o ninnillo, Gennaro Reale detto Genny bamboccio, Reale Antonio figlio del cinese e un altro ragazzo di cui non ricordo il nome. Sarei in grado di riconoscerli in foto. Ad un certo punto il mennuzzo, Montescuro disse a mio zio Gennaro che Reale Patrizio ci voleva uccidere per prendersi San Giovanni. Montescuro è un paciere e aveva rapporti con tutti i clan. Decidemmo allora di uccidere Patrizio Reale».

PUBBLICITÀ

L’omicidio di Patrizio Reale deciso nel corso di un summit

«La decisione venne presa, come ho riferito nel precedente interrogatorio, dai tre fratelli D’Amico, da me, Gennaro Improta, Ciro Ciriello. Incaricammo Gesualdo Sartori e Armando De Maio. Loro facevano parte del clan e stavano spesso da noi, sempre nel circoletto di mio zio Gennaro. Quando demmo l’incarico di due eravamo tutti presenti. Come già riferito Sartori fu incaricato di andare a vedere se Patrizio Reale si trovasse presso la sua abitazione e quante persone c’erano. Per circa tre o quattro giorni Gesualdo Sartori è andato a comprare l’erba per vedere se Patrizio Reale fosse presente e se ci fossero altri affiliati con lui. Poiché stava sempre con altri affiliati, una volta il nipote, un’altra volta Celentano, abbiamo sempre rimandato. Noi eravamo già pronti ad andare nell’ipotesi in cui durante il sopralluogo si fossero create le condizioni giuste».

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Ucciso per sbaglio e poi sciolto nell’acido, le ultime parole dei killer a Giaccio:«Ora devi stare zitto»

E' stato il neo collaboratore di giustizia Giuseppe Simioli  a risolvere una volta per tutte l'omicidio di Giulio Giaccio, il...

Nella stessa categoria