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domenica, Giugno 23, 2024
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Detenuto trovato senza vita nel carcere di Poggioreale, era deceduto 10 ore prima: s’indaga per omicidio contro ignoti

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Omicidio o tragico evento naturale, sprint nelle indagini per cercare di risalire alle cause della morte di Alexandro Esposito (nel riquadro), il detenuto di 33 anni morto pochi giorni fa nella casa circondariale di Poggioreale. Rinviata l’autopsia che doveva essere effettuata oggi al Secondo Policlinico e all’accertamento tecnico prenderà parte anche il consulente della famiglia del detenuto scomparso, rappresentata dall’avvocato Onofrio Annunziata.

La verità arriverà dalla autopsia che doveva essere effettuata oggi ma è stata rinviata per malattia del medico legale. Ma tra le ipotesi di indagine sulla morte del detenuto di 33 anni nel carcere di Poggioreale a Napoli c’è quella di omicidio.

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Sul corpo, ad un primo esame, sono stati riscontrati segni di violenza, in particolare un ematoma su cui l’esame autoptico potrà dare risposte. Dai primi accertamenti pare che comunque sia morto 10 ore prima del ritrovamento del cadavere.

 

Sulla vicenda è stata aperta un’indagine dalla Procura dopo il sequestro del relativo fascicolo. In cella sono stati effettuati i rilievi da parte della Scientifica mentre sono stati già ascoltati i compagni di detenzione della vittima, residente nel quartiere di Secondigliano, che era recluso nel reparto Napoli, al piano terra del penitenziario. Insomma, un giallo, spia del profondo malessere che si vive nelle carceri.
Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Spp che ieri ha lanciato l’allarme su quanto accaduto a Poggioreale denuncia che “la politica è sempre più lontana dall’affrontare l’emergenza carceri. Temiamo, alla luce di una situazione esplosiva, che ci possano essere altre rivolte, come già si sono verificate all’inizio dell’anno, a causa anche di un dilagante senso di impunità”.
“C’è più di un disegno della criminalità organizzata e dei detenuti più violenti, che contano sull’impunità per i reati commessi in carcere e che non hanno più nulla da perdere se non il trasferimento in un altro carcere. Si punta – è l’allarme di Di Giacomo – alla prova di forza contro lo Stato mentre l’Amministrazione Penitenziaria evidenzia tutta la sua incapacità mandando allo sbaraglio gli agenti penitenziari. Non è più tollerabile uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la vita dei detenuti e la sicurezza dei suoi dipendenti (il personale penitenziario), testimoniando di aver rinunciato ai suoi doveri civici e di legalità”.

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