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martedì, Aprile 23, 2024
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“Deve restare al 41 bis”, confermato il carcere duro per il boss della camorra

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Resterà sottoposto al regime di carcere duro l’esponente del clan di Camorra Belforte di Marcianise (Caserta) Gaetano Piccolo, 62 anni. A stabilirlo è il ministro della Giustizia Marta Cartabia, che in questi giorni ha firmato una serie di provvedimenti di proroga del 41bis per appartenenti ad organizzazioni criminali. L’avvocato di Piccolo, Mariano Omarto, preannuncia ricorso, evidenziando la contraddizione tra la decisione ministeriale e il nuovo corso aperto dalla Corte costituzionale sulla possibilità di estendere benefici carcerari ad ergastolani. Il provvedimento di proroga del 41bis per Piccolo firmato dal ministro Cartabia, motiva la decisione riferendo “che dagli atti – spiega Omarto – non emergono elementi che possano far supporre l’intenzione di Piccolo di recedere dal clan o di avviare un rapporto di collaborazione con la giustizia, né ci sono segni di disgregazione del clan.

Detto dalla Cartabia è singolare, perché proprio la Consulta, con l’ordinanza 97 del 2021, emessa quando la stessa Cartabia non ne faceva più parte (ne è stata il primo presidente donna fino al settembre 2020), aveva aperto – aggiunge Omarto – all’ottenimento dei benefici come i permessi premio anche agli ergastolani che non hanno mai fatto una scelta di collaborazione, perché ritenuti parimenti meritevoli di accedere ai benefici. Per cui subordinare la revoca del 41bis ad una scelta collaborativa è in antitesi con quanto stabilito dalla Consulta. Peraltro Piccolo, seppure non si sia mai pentito, ha comunque manifestato l’intenzione di dissociarsi dalla cosca in lettere inviate all’autorità giudiziaria”. Nell’ordinanza 97 del 2021 la Corte Costituzionale censurava la norma che impediva agli ergastolani di avere accesso ai permessi premio se non avessero mostrato segni di pentimento, ponendosi dunque nell’ottica di rendere concreto il dettato costituzionale sull’umanizzazione della pena.

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Nella giornata di ieri la Prima sezione penale della Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni con cui a fine aprile aveva confermato il regime del carcere duro per il boss dei Belforte Gaetano Piccolo detto “o’ Ceneraiuolo”. Respinta l’istanza presentata dai legali del 62enne ras, rappresentato dagli avvocati Angelo Raucci e Mariano Omarto.

Il Tribunale ha ritenuto valide le indicazioni contenute nel decreto di proroga, sottolineando, tra l’altro, “come Piccolo Gaetano fosse elemento di vertice della struttura camorristica, inizialmente nota come clan Belforte, che ha la supremazia nella zona territoriale di Caserta, Marcianise e aree adiacenti. In questa logica si è richiamato l’assetto del clan stesso anche dopo la scelta intrapresa da uno dei vertici storici del gruppo, Belforte Salvatore, assetto che metteva capo a Esposito Antonio, già referente maddalonese per conto dei Belforte, attraverso l’attuazione della logica delittuosa collegata a fatti essenzialmente estorsivi”.

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