Ma sono gli adulti in particolare a correre il rischio di andare incontro a una situazione molto fastidiosa che è la malattia da “dry eye” (la sindrome da “occhio secco”): «Un consiglio è quello di lavorare con videoterminali o smartphone cercando però di distrarsi quando possibile, per i ragazzi che studiano ripetere magari ripetere a voce alta guardando altro e non sugli schermi di cellulari e computer».
‘Dry eye’, medico della clinica di Napoli lancia l’allarme: «Per chi passa ore davanti smartphone e pc»
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«Il nostro cervello interpreta come un momento di particolare attenzione il lavoro al computer – aggiunge Orfeo – e questo comporta che riduce il battito delle palpebre fino a cinque volte. Per cui noi possiamo anche stare 25-30 secondi con gli occhi sbarrati, perché stiamo leggendo o lavorando al computer. Ovviamente, dopo 5-10 secondi, le lacrime che si sono superficializzate sulla cornea si asciugano e abbiamo micro danni da secchezza. Moltiplicando questa cosa per tutta la giornata iniziano i problemi. Involontariamente il cervello blocca o riduce l’ammiccamento delle palpebre e questo è uno dei motivi per cui le lacrime che ci sono evaporano».
Il problema nasce per tutte le persone che lavorano l’intera giornata al pc: «I nostri occhi hanno una grande capacità di recupero, ma se una persona resta 8 ore davanti a un videoterminale ciò non avviene. Gli adolescenti hanno una capacità di recupero maggiore degli adulti, però è chiaro che a volte stressano la loro vista esagerando con tablet e smartphone. Quando si è stati 10-15 minuti, bisogna poi distogliere un po’ lo sguardo».
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