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sabato, Aprile 20, 2024
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Estorsione per gli Amato-Pagano, scissionisti verso la stangata: chiesti oltre due secoli di carcere

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Una vera e propria stangata. Di oltre due secoli di carcere. Quella invocata questo pomeriggio dalla Dda nel processo, con rito abbreviato, contro ras, gregari e fiancheggiatori del clan Amato-Pagano. Protagonisti di una stagione fatta di estorsioni e richieste per conto del clan ad imprenditori e commercianti di Melito, episodi contenuti nell’ordinanza monstre che, nel giugno del 2021, portò ad una maxi operazione. Le indagini portarono alla luce l’esistenza di una forma di controllo pressoché totale del territorio melitese da parte del clan, grazie anche alla diretta partecipazione alle attività criminali del presidente dell’Aicast (prima ASCOM) di Melito, associazione rappresentativa di plurime categorie commerciali/industriali/artigianali operanti nella città che, proprio in virtù di tale ruolo, era nelle condizioni di favorire il clan attraverso i rapporti con commercianti e imprenditori. Proprio nella sede dell’associazione si sarebbero tenuti dei summit di camorra finalizzati a stabilire le strategie criminali da adottare.

Le richieste di condanna

Queste le richieste avanzate: per il presunto reggente Marco Liguori la posizione è stata stralciata, per Sebastiano Aruta 12 anni e otto mesi, Massimiliano Aricò sei anni e sei mesi, Maria De Luca otto anni, Domenico De Mase sei anni, Raffaele De Panicis nove anni; Giuseppe Liccardo sei anni e sei mesi, stessa richiesta per Vincenzo Maglione, Giovanni Maisto, 14 anni, Antonio Miliardi 14 anni, Fortunato Murolo 10 anni, per il presidente dell’Aicast Antonio Papa 16 anni, Giuseppe Pellecchia 13 anni, Michele Riso dieci anni, Salvatore Roselli 12 anni e sei mesi, Andrea Severino 17 anni e sei mesi, Nicola Schiavone sei anni e sei mesi. Nel collegio difensivo gli avvocati Luigi Senese, Celestino Gentile, Rocco Maria Spina e Dario Carmine Procentese.

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Il racconto del pentito sul ‘sistema Melito’

Tra i primi a parlare di quello che facevano i due il collaboratore di giustizia Paolo Caiazza che, accusò anche due vigili urbani:«Insieme ad un altro vigile girava per Melito per farsi pagare piccole cifre per lavori edili di piccola portata ma abusivi tipoun balcone. In questo caso il clan non chiedeva tangenti ma andavano i due vigili che si facevano dare 2-3mila euro. Lo stesso facevano per i lavori ai negozi, quelli di poco valore, 5-6mila euro. Noi non chiedevamo tangenti ma loro con la scusa che la docunentazione non era in regola si facevan pagare. Il vigile era in ottimi rapporti con Papa perchè era lui a dire ai vigili quale negozio stava per aprire. Papa sapeva delle aperture perchè i negozianti passavano da lui per le licenze». I due pubblici ufficiali, di propria iniziativa, ovvero su indicazione di Papa, nonchè di Salvatore Chiariello e Gianni Maisto, individuate le vittime, sollevavano in sede di sopralluogo delle irregolarità, senza procedere ad alcuna verbalizzazione, lasciando, tuttavia, intendere alle vittime che essi si muovevano per conto del clan ed indicando Antonio Papa quale persona che poteva risolvere la questione.

Gli incontri dei due vigili con esponenti del clan

Addirittura in una intercettazione di uno dei vigili con la compagna quest’ultimo si lamenta del comandante, reo, a suo dire di esporsi poco con i commercianti da taglieggiare:«Se tu vai da una parte quello pensa che è uno solo, se andiamo in due, quello ne vede due, e allora Gianntiell (Giovanni Marrone, ndr) non vuole comparire, non vuole, vuole o cocc ammunnat e buon… e allora la faccia ce la metti tu. Si nasconde, fa solo bu bu bu e poi non fa un cazzo». In realtà, nonostante tali ‘accortenze’, Marrone viene intercettato in più di un’occasione. In una in particolare racconta di aver incontrato Chiariello, elemento di primo piano del clan Amato-Pagano, conosciuto con l’appellativo di Boxer. Quest’ultimo si era raccomandato di seguire le nuove regole, ossia che per tutti gli affari doveva recarsi al vivaio. In particolare, nel corso di una conversazione registrata in data 7 maggio 2019, mentre si recavano all’appuntamento con esponenti del clan Marrone diceva a Boggia che Stefano Maisto lo aveva informato che era cambiato il “metodo”, ossia che potevano estorcere somme di denaro ai commercianti segnalati autonomamente, lasciando intendere agli stessi commercianti che alla criminalità melitese spettava un’altra somma da pagare:«Ha detto che ha cambiato metodo …Ha detto dopo che avete i cazzi vostri parlateci pure di noi».

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