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sabato, Aprile 20, 2024
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Fatture false e autoriciclaggio per favorire il clan Moccia, arresti e sequestri

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Evasione dell’Iva, fatture per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio, oltre ad un sequestro di beni e denaro per circa 20 milioni di euro. La Guardia di finanza di Salerno ha dato esecuzione a 7 misure cautelari, di cui 2 in carcere e 1 ai domiciliari. Nel mirino imprenditori e faccendieri che, secondo la Direzione distrettuale antimafia, avrebbe sfruttato una serie di società cartiere operanti nel settore del commercio dei carburanti. I soldi illecitamente guadagnati finivano poi nelle casse del clan Moccia di Afragola.

Due le società nel mirino delle fiamme gialle di Eboli, che hanno condotto le indagini: al vaglio degli investigatori anche numerosi professionisti salernitani e dell’agro nocerino sarnese. Contestualmente è in corso di esecuzione il sequestro di denaro e beni circa 20 milioni di euro ritenuti frutto delle frodi fiscali.

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Destinatari del provvedimento cautelare sono: D’Agostino Felice, classe 1982, destinatario della misura della custodia cautelare in carcere; Coppola Alberto, classe 1967, destinatario della misura della custodia cautelare in carcere; Bettozzi Anna, classe 1958, destinataria della misura cautelare degli arresti domiciliari; Califano Assunta, classe 1988, destinataria del provvedimento di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese; Imperatore Giuseppe, classe 1945, destinatario del provvedimento di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese; Del Bene Vittorio, classe 1981, destinatario del provvedimento di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese; Di Cesare Virginia, classe 1993, destinataria del provvedimento di divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese

Secondo le ipotesi accusatorie, ritenuta allo stato delle indagini fondata dal Giudice per le indagini preliminari, sulla base degli approfondimenti svolti dai Finanzieri della Compagnia di Eboli, il complesso sistema di frode era finalizzato ad evadere l’imposta sul valore aggiunto, sfruttando società cartiere di cui beneficiavano anche organizzazioni criminali di stampo camorristico. In particolare, la condotta delittuosa oggetto di contestazione, posta in essere anche grazie alla complicità di alcuni consulenti fiscali, sarebbe consistita nell’utilizzo di “lettere di intento” ideologicamente false al fine di far acquisire alle società cartiere la qualifica di esportatore abituale, presupposto per l’acquisto di carburante. regime di esenzione Iva. Nel corso degli accertamenti sono stati tracciati i flussi finanziari dei conti correnti delle società cartiere giungendo cosi ad individuare i soggetti ritenuti effettivi beneficiari ed organizzatori del meccanismo fraudolento. Le indagini hanno in tal modo consentito di risalire ai nominativi di aziende e persone fisiche già coinvolte nell’analogo filone investigativo condotto da altre Procure Distrettuali sull’intero territorio nazionale e in particolare dalle Procure distrettuali di Roma e Napoli.

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